Unict, flash mob di protesta al rettorato «Non esiste più un welfare studentesco»

Un flash mob al rettorato di piazza Università con tanti palloncini colorati e studenti trasformatisi in cartelli con l’obiettivo di attirare l’attenzione sui temi importanti per gli studenti: alloggi, didattica, trasporti, cultura e ristorazione. «Un’occasione per chiedere i nostri diritti e lanciare la giornata internazionale per il diritto allo studio che si terrà il prossimo 17 novembre e il corteo nazionale di giorno 15», afferma Orazio Arena, portavoce della Rete universitaria nazionale Catania e membro esecutivo nazionale Run che, insieme ai giovani del Pd, hanno organizzato l’evento di ieri mattina.

«Vorremmo un campus per gli studenti, ma anche la rimodulazione degli Isee in modo uniforme per tutti gli atenei ai fini dell’attribuzione delle borse di studio. Battaglie che stiamo già discutendo al Consiglio nazionale degli studenti», dichiara Arena. Diritti fondamentali per ogni universitario e ancora di più per i fuori sede, oltre che stabiliti dallo statuto dello studente. Spesso però vengono disattesi. «Gli alloggi, ad esempio, non sono mai sufficienti, eppure la maggior parte degli universitari italiani è fuorisede» spiega Arena. Catania non fa differenza rispetto al resto del territorio nazionale: conta infatti circa 30mila fuorisede, ma sono meno di 600 i posti letto, peraltro ospitati in strutture carenti. Chi sceglie di fare il pendolare, magari perché la propria abitazione non è a troppi chilometri di distanza, poi, deve fare i conti anche con il trasporto pubblico – «caro e fatiscente», come lo definisce Emanuel Sammartino, responsabile dell’università per i Giovani democratici – oltre che con la carenza delle sale studio, biblioteche e servizi mensa. «Non c’è nessun welfare studentesco – continua – ti mettono nella peggiore condizione possibile per poter studiare e lo dimostra il calo continuo dei servizi agli studenti. La legge regionale per il diritto allo studio promossa dall’assessore Nelly Scilabra, poi, la stiamo ancora aspettando», conclude.

desireemiranda

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