«Tornerò a lavoro se troverò il posto. Dicono che mi abbia spostato all’area ricerca, ma non so cosa accadrà». Il giorno dopo il reintegro del direttore generale Lucio Maggio – licenziato sei mesi fa con un provvedimento giudicato illegittimo dal tribunale del lavoro – l’ormai ex successore Federico Portoghese attende di conoscere il suo futuro. Così come altre cose. Da qualche giorno il docente di Diritto romano è tornato a riunire lo staff di dirigenti e rivedere l’assetto organizzativo dell’amministrazione, cambiato negli ultimi mesi da Portoghese. «Oggi ho preso un giorno di ferie – racconta – mi hanno telefonato dicendomi che il dottor Maggio mi ha spostato di area». La ricerca, appunto, lontana da quelle che sono le competenze trentennali di Portoghese. Il quale al momento della nomina a direttore generale era a capo dell’area finanziaria, ed è stato sostituito a interim da Margherita Zappalà. La dirigente occupa anche l’area della pianificazione e del controllo di gestione, uno dei settori che – secondo il piano di revisione della dirigenza – sarebbe stato accorpato a quello finanziario. Ma Portoghese, a sua volta, scalza Lucio Mannino, titolare anche della formazione.
Il valzer delle nomine avviene in un momento intenso per la riorganizzazione dell’ateneo. Se la riforma dello statuto è passata, la revisione del regolamento – che prevedeva anche la diminuzione dei dirigenti di prima fascia e delle relative aree di competenza – è slittata al prossimo mese. Ma il nodo principale è la presentazione, tra tre giorni, del bilancio al collegio dei revisori dei conti. «Non so come si farà», ammette Portoghese. «Abbiamo una serie di leggi e adempimenti; era affidato a me. Tutto, a questo punto, ricadrà sul dottor Maggio». A firmare il documento da inviare ai tecnici sono tre figure: il rettore Giacomo Pignataro, la responsabile dell’area finanziaria e il direttore generale. Ossia, da ieri, Lucio Maggio. «Io non posso firmarlo più», chiarisce Federico Portoghese. Accetterà Maggio di siglare una relazione che non ha stilato? Oppure riuscirà a rivedere tutto l’incartamento in tre giorni?
Altro interrogativo riguarda tutti gli atti e le misure prese da quello che è ormai l’ex direttore. «Oggi scopro che dovrò andare alla ricerca. Non so cosa ne farà. Io ho fatto un percorso di trasparenza, anche nei rapporti con il consiglio d’amministrazione», garantisce. È un incognita anche il piano di spostamento del personale. Però, spiega, «il direttore di dipartimento è un manager e gli dobbiamo affidare anche le risorse umane», quindi questa parte della riforma avviata da Pignataro e da Portoghese dovrebbe essere compiuta. Anche se non si conosce a quali condizioni, se mantenendo l’opera di conoscenza delle competenze avviata attraverso l’apposita indagine anagrafica.
Su cosa accadrà nel prossimo futuro, Federico Portoghese non si sbilancia. «Mi dicono al telefono di queste riunioni – racconta riferendosi agli incontri convocati da Lucio Maggio – Non so nulla di ufficiale. Ma l’importante è avere un mestiere, non inventarselo», afferma sorridendo. «La confusione nasce dal non avere le idee chiare. Io, in questi mesi, ho sistemato quello che mi avevano detto di sistemare».
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