Sono di più e abbracciano più discipline. Anche quelle considerate meno affini come la religione. Si tratta della seconda edizione dei GenderLab, i laboratori sulle questioni di genere organizzati dal dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania. Dopo la prima dello scorso anno, accolta come una rivoluzione in Sicilia, l’ateneo catanese si conferma all’avanguardia in questo settore di studi avendo introdotto altre due novità: il centro studi Genus e l’apposita materia Gender studies, tenuta dalle docenti Stefania Arcara – già coordinatrice dei laboratori – e Maria Grazia Nicolosi. Se il corso è già cominciato, l’apertura dei laboratori è invece prevista per venerdì 5 dicembre e fino ad aprile. A fare da ponte nel percorso intrapreso nel 2013 è stato intanto il gruppo Facebook GenderLab – Immaginare il genere dove ogni giorno nascono e si sviluppano discussioni e riflessioni.
Per quest’anno accademico il Disum ha previsto sette laboratori. «Un boom di iscrizioni si è verificato con il terzo: Cattive ragazze: da Lilith alla pop culture», racconta Stefania Arcara, fiera del risultato. Una proposta che va dalla figura della prima donna secondo la cultura mesopotamica ed ebraica al personaggio di Beatrix Kiddo nel film Kill Bill del regista Quentin Tarantino. «Oltre a questo, si sono subito esaurite le iscrizioni per altri tre laboratori: il primo Passaggi sui generis, il secondo English and gender in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza e il quinto Donne e storia tra Europa e mondo arabo». Solo alcuni esempi dell’interdisciplinarietà raggiunta dal nuovo programma: alla conferma della collaborazione con Giurisprudenza – quest’anno con un’attenzione particolare al diritto in tema di immigrazione – e della contaminazione con cinema e letteratura, si aggiungono i contributi delle docenti e dei docenti di Arabo e Giapponese. Come nel caso del settimo laboratorio, previsto per il periodo marzo-aprile, dal titolo Le eccentriche (tra Oriente e Occidente), «dove, per quanto riguarda la cultura giapponese, si passeranno in rassegna dalle figure di miti e leggende alle poetesse della tradizione letteraria», anticipa Arcara.
Senza dimenticare il tema della religione, intesa come cristianesimo, nel dibattito pubblico italiano di solito contrapposta alle questioni di genere. «Nel primo laboratorio si parlerà invece di Bibbia e studi di genere con una docente di Storia del cristianesimo», aggiunge la docente. E l’argomento ritorna anche nel sesto ciclo di incontri Donne, uomini e religioni: dalla storia allo schermo. Innovativo come l’inserimento della parola Queer, anche quest’anno, nel titolo del quarto ciclo di incontri QueerLab: cinema e letteratura, che si propone di indagare il superamento del binarismo maschile-femminile nelle pellicole di registi come Rainer Werner Fassbinder, Derek Jarman e Pier Paolo Pasolini e «le figure eccentriche nella letteratura italiana, come la protagonista dell’Arte della Gioia della catanese Goliarda Sapienza».
Oltre alla nuova edizione dei laboratori, la novità di quest’anno è poi la materia Gender studies, la prima in Sicilia, «nonostante a Berkley, una sola università californiana, offrano più di 60 corsi», spiega Stefania Arcara. Un’introduzione importante, affiancata dalla nascita del centro dipartimentale interdisciplinare di Studi di genere Genus. Fondato per «sviluppare percorsi di ricerca interdisciplinare negli ambiti delle discipline filologico-letterarie, filosofiche, storiche, sociologiche, giuridiche, antropologiche – si legge nel suo statuto – al fine di promuovere la produzione, valorizzazione e diffusione degli Studi di genere e di azioni di sensibilizzazione sia all’interno del mondo accademico sia nella società civile». Anche con l’accesso ad appositi fondi e finanziamenti. Al momento, il centro è costituito da sei docenti delle ex facoltà di Lingue, Lettere e Giurisprudenza: Stefania Arcara, che lo presiede, Adriana Di Stefano, Anita Fabiani, Maria Grazia Nicolosi, Carminella Sipala e Francesca Vigo. Socia onoraria è la storica e femminista Emma Baeri. «L’idea è quella di collaborare anche con associazioni e centri che si occupano delle stesse tematiche – conclude Stefania Arcara – Vogliamo insomma aprirci alla città».
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