UniCt, al rettore manca ancora la firma del ministro A tre settimane di distanza dal voto non c’è la nomina

Dal 26 agosto a oggi sono passati 21 giorni. Durante i quali il nuovo rettore dell’università di Catania c’è stato, ma non s’è visto. E non per sua volontà: il ministro dell’Istruzione, al quale spetta firmare il decreto di nomina, non ha ancora siglato quello che mette al vertice dell’ateneo Francesco Priolo. Il professore è stato eletto al secondo turno di elezioni con un plebiscito di voti, dopo il ritiro degli altri tre principali contendenti. Così a Palazzo centrale la stanza del Magnifico resta vuota e lui, Priolo, continua a lavorare nel suo ufficio al dipartimento di Fisica, lontano da piazza Università.

«È normale – risponde il rettore non rettore – Sono sicuro che la nomina avverrà a brevissimo, ci sono un nuovo governo e un nuovo ministro». Anche senza questi stravolgimenti di governo, del resto, per la firma in passato si è dovuto attendere fino a due settimane. Figurarsi in questa circostanza: le ormai celebri elezioni balneari si sono verificate, del resto, nel bel mezzo di una crisi di governo decisa, anche quella, dalla spiaggia. Così, volendo dare spazio all’interpretazione senza retropensieri, il decreto per l’ateneo di Catania è stato seppellito da una montagna di questioni politiche. Senza contare la scrivania intasata di fascicoli passati dal tavolo dell’ex ministro Marco Bussetti a quello dell’attuale Lorenzo Fioramonti.

Un periodo per comprendere la macchina amministrativa di un ministero potrebbe essere fisiologico. Non fosse che Fioramonti, da ex sottosegretario, il dicastero lo conosce. A questo punto, dunque, fino a stamattina poteva formularsi la seconda interpretazione del ritardo nella nomina, più comoda per chi già osteggia il nuovo rettore. Cioè che il ministro stesse attendendo l’esito del ricorso al Tar formulato dai ricercatori Attilio Toscano e Lucio Maggio contro la convocazione dei comizi elettorali da parte del decano Vincenzo Di Cataldo

Nei giorni scorsi, il tribunale amministrativo regionale di Catania ha dato a UniCt venti giorni di tempo per sanare la posizione dell’avvocato difensore dell’ateneo, Vincenzo Reina, che secondo l’accusa dei legali di Toscano e Maggio (i legali Pietro Sciortino e Dario Riccioli) non ha ricevuto formalmente il mandato dal consiglio di amministrazione dell’università. Il Tar, però, si è espresso nella tarda mattinata di oggi e ha fissato l’udienza per il 16 gennaio 2020. Una data troppo lontana perché il ministro possa scegliere di attenderla.

Nell’attesa di novità da Roma, l’università di Catania resta in difficoltà. Il professore Priolo non può occuparsi della realizzazione del suo programma elettorale né degli affari correnti e dell’ordinaria amministrazione. Quest’ultima resta appannaggio del decano Di Cataldo, che fa le veci del rettore in virtù di un decreto luogotenenziale del 1944, da lui stesso definito «demodé». È il più anziano dei docenti di ruolo a occuparsi dell’ateneo catanese dal 2 luglio 2019, quando l’ex rettore Francesco Basile si è dimesso a seguito dello scandalo Università bandita, l’inchiesta della procura che ha scoperchiato un presunto sistema di concorsi truccati e irregolarità nelle procedure

L’ex rettore Francesco Basile è stato sospeso dalla sua carica, così come il prorettore Giancarlo Magnano San Lio e i direttori di numerosi dipartimenti. L’impossibilità dei docenti coinvolti a esercitare le proprie funzioni ha messo l’ateneo in una posizione che mai nessun’altra università italiana aveva dovuto affrontare, costringendo a fare ricorso a una norma del periodo bellico per gestire l’emergenza. Col voto estivo la situazione sarebbe dovuta tornare alla normalità in fretta, ma il rientro anticipato dalle spiagge, alla fine, sembra non essere servito.

Luisa Santangelo

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