«Magnifico Rettore, siamo degli studenti e le comunichiamo che vorremmo fare un banchetto informativo». «Ma certo! Fanno trecento euro, passate dal mio ufficio per ritirare il modulo di richiesta formale e gli estremi per il bonifico bancario». Il paradossale scambio di battute è, più o meno, quanto realmente avvenuto tra l’Università di Catania e i membri della neonata associazione studentesca Ingegneria fuori campo. Gli studenti della facoltà scientifica martedì 29 maggio hanno inoltrato una formale comunicazione all’amministrazione centrale per l’organizzazione, nel cortile dell’edificio polifunzionale alla cittadella, di un evento informativo sulle proprie attività dalle 17 del 5 giugno alle 19 dello stesso giorno. Richiesta a cui l’Ateneo, la mattina del 4 giugno, ha così risposto: «Considerato il carattere dell’attività, nonché il tempo di svolgimento della stessa, è necessario un contributo di 300,00 per l’uso del suddetto spazio, il nulla osta dei direttori dei dipartimenti in indirizzo, del dirigente dell’area della prevenzione e della sicurezza e la stipula di un’apposita convenzione». Firmato Lucio Maggio, direttore amministrativo dell’Ateneo di Catania che, alla risposta, allega un modulo standard, con cifra ed Iban per il versamento in evidenza. Una vicenda resa nota nel pomeriggio di ieri, proprio dagli studenti interessati, che sul proprio sito così scrivono: «Riteniamo che tale risposta sia assolutamente anti-democratica e vìoli, soprattutto, l’art. 21 della Costituzione». E oggi faranno un sit-in di protesta da tenersi nello stesso luogo, proprio alle ore 17.
«Nella richiesta non abbiamo indicato la necessità di uno spazio interno, ma solo la presenza con amplificazione nel cortile, il tutto all’interno del regolare orario d’apertura della facoltà», commenta stupito Alessandro Di Stefano, coordinatore dell’associazione studentesca. Che sottolinea come «nella richiesta del direttore amministrativo, non si fa nemmeno riferimento a una norma che regoli la richiesta economica».
Nel frattempo è arrivata la solidarietà del Movimento studentesco catanese, che in un comunicato inviato agli organi di informazione definisce la vicenda come «incredibile» e si augura «un chiarimento da parte dell’Ateneo». Chiarimento che, stando a quanto comunicato dall’ufficio stampa dell’Università, non arriverà. «L’Ateneo, come in passato, non risponderà al Movimento studentesco», spiega infatti Mariano Campo, capo ufficio stampa dell’università di Catania, che aggiunge «sulla vicenda l’unica risposta ufficiale è quella inviata, nel pieno rispetto delle nuove norme sulla gestione degli spazi introdotte dalla riforma Gelmini, agli studenti dal direttore amministrativo».
«Una ulteriore conferma di quanto assurdo sia il nuovo sistema introdotto dalla riforma, che prevede allungamenti burocratici per delle semplici richieste», ribadiscono gli studenti di Ingegneria fuori campo. E nel corso della protesta in programma oggi Di Stefano annuncerà la richiesta di un incontro pubblico «tra studenti, amministrazione e docenti per fare chiarezza sulle nuove norme inserite nel nuovo Statuto, approvato solo il 15 maggio e di cui ancora si conosce poco».
Sulla vicenda Matteo Iannitti, portavoce del Msc, conferma: la posizione di silenzio dell’Ateneo non è una novità. «Il Rettore a fine dicembre, a seguito dei casi sollevati in particolare sulle residenze universitarie, decise di non rispondere più al Movimento studentesco». In un comunicato del 12 dicembre l’università di Catania scriveva infatti che «non si intende più replicare per via mediatica a queste continue provocazioni, espresse da gruppi sparuti e non rappresentati negli organi di governo dellAteneo». Un silenzio che continua ancora oggi nei confronti degli studenti, intervallato solo dalle richieste, anche economiche, formali.
[Foto Dica Unict]
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