«Un centro di produzione più che un centro di conservazione» è ciò che voleva realizzare Gae Aulenti, a Palermo restaurando Palazzo Branciforte. Questa è la scommessa – raccontava davanti alle telecamere – offrire la possibilità di ritrovare in esso cos’era all’origine, in una maniera contemporanea».
In sua memoria nasce oggi a Palermo, nel piazzale antistante Palazzo Branciforte, il largo Gae Aulenti intitolato a Gaetana Aulenti, designer e architetta italiana di levatura internazionale, dedita all’allestimento e al restauro architettonico. La cerimonia di inaugurazione, promossa dalla Fondazione Sicilia e Zonta Palermo Triscele, si è svolta proprio nel luogo in cui l’architetto realizzò, nel 2004, uno dei suoi ultimi lavori: il restauro e la trasformazione del Palazzo cinquecentesco palermitano in polo culturale multifunzionale.
«Un edificio splendido che fa da ponte tra architettura ed urbanistica – dice di Palazzo Branciforte il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – l’inaugurazione di una strada che ricorda Gae Aulenti è segno di una toponomastica intelligente, al femminile. Un modo per dire più semplicemente grazie».
Palazzo Branciforte, punto di confine tra la città murata e la Palermo liberty, luogo di cultura e tradizione, ospita al suo interno la collezione della Fondazione Mormino, gli scaffali del monte di Pietà di Santa Rosalia, la collezione Cuticchio, in una Cavallerizza utilizzata come spazio espositivo.
«Attraverso il restauro di Palazzo Branciforte, Gae Aulenti, nel pieno della maturità artistica, da straordinaria professionista quale era, ha dato il via a una rinascita in chiave contemporanea – afferma Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia – restituendo orgoglio al passato ma sempre con uno sguardo al futuro».
Cresciuta artisticamente nella Milano degli anni cinquanta, Gae Aulenti si immerge in un’architettura italiana dedita alla ricerca storico-culturale di recupero dei valori architettonici del passato in dialogo con l’ambiente costruito esistente. Fra le sue opere più importanti spiccano la realizzazione del Museo d’Orsay, con il tema floreale delle lunette della volta e la lampada Pipistrello della Martinelli Luce, segnate dalla nuova corrente Neoliberty. «L’immortalità, intesa in senso laico, si realizza attraverso ciò che si fa in vita – spiega Bonsignore – Gae Aulenti è immortale, una grande donna che con successo si è dedicata alla professione di architetto».
Da Palazzo Grassi all’Asian Art Museum di San Francisco, dall’allestimento del Museo Nazionale d’Arte moderna parigino al progetto di Piazzale Cadorna a Milano, per passare infine poco prima della sua scomparsa, all’età di 84 anni, da Palermo. L’incarico di redigere il progetto per il restauro integrale di Palazzo Branciforte le venne affidato nel 2007 da Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia, che ricorda: «La andai a trovare a casa sua, a piazzetta San Marco, ultimo piano. Dopo averle spiegato il progetto, accompagnandomi sulla scaletta mi disse “Non lo so se faremo un restauro, forse scriveremo un libro insieme”. Poi alla fine abbiamo fatto entrambe le cose».
Una donna decisa e testarda, talentuosa e imprevedibile, curiosa ed autentica, quella che emerge dai racconti di chi l’ha conosciuta ed ha lavorato con lei. Una collega ma soprattutto un’amica, timida ma decisa: la signora italiana dell’architettura. «Questo palazzo è la cifra più autentica di una personalità che ha segnato con la sua presenza, nel tempo in cui è vissuta, la cultura italiana del restauro – afferma Puglisi – Gae Aulenti ha effettuato un restauro conservativo inserendo alcune ibridazioni, che erano poi la sua caratteristica. Lei era l’unica che poteva violare la storia».
Dopo la scopertura della targa Largo Gae Aulenti, Palazzo Branciforte ha ospitato, in Sala dei 99, un incontro durante il quale sono intervenuti il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Giovanni Puglisi, presidente emerito di Fondazione Sicilia, Giovanna Buzzi, figlia di Gae Aulenti, Nina Artioli, architetto e responsabile dell’Archivio Gae Aulenti, Maurizio Carta, professore ordinario di Urbanistica e Pianificazione territoriale dell’Università di Palermo, Fernanda Gallo Freschi di Zonta International District 28 e Renato Vitaliani, direttore dei lavori di restauro a Palazzo Branciforte.
«Questo è stato l’ultimo grande progetto di Gae – racconta la figlia di Aulenti – ogni volta che veniva a Palermo le brillavano gli occhi, era una città che amava molto. Addirittura negli ultimi mesi, quand’era malata, aveva paura di non riuscire ad arrivare al giorno dell’inaugurazione. Un infermiere per rassicurarla le diceva “Non ti preoccupare che mi faccio prestare una Spider da un amico e ti accompagno io” mi è venuto in mente stamattina, mentre arrivavo».
«Ricordare le grandi donne è un dovere per Zonta – spiega Antonella Aiello,Presidente di Zonta Palermo Triscele – Aulenti con la sua cultura e la sua capacità professionale si è distinta a livello internazionale, è un esempio da seguire». Gae Aulenti vedeva l’architettura in stretta relazione con l’ambiente urbano esistente, cercava quindi di trasferire nel suo spazio architettonico la molteplicità e l’intensità degli elementi che definivano l’universo urbano. La prima volta che vide Palazzo Branciforte lo definì uno scempio. «Il suo è un modo diverso di vivere e pensare l’architettura – afferma Maurizio Carta professore ordinario di Urbanistica e Pianificazione territoriale dell’Università di Palermo – mi piace definirla un architetto cosmopolita, nel senso etimologico del termine: un architetto che mette insieme la capacità di guardare il globo, il cosmos con una straordinaria bravura nel guardare anche quello che è la polis, la città, il particolare».
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