In quanto delegato all’Internazionalizzazione e al coordinamento Erasmus della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania, in seguito al ridimensionamento delle borse Erasmus da assegnare per l’anno accademico 2011/2012, mi corre l’obbligo e il desiderio di puntualizzare alcune questioni.
Per l’anno accademico prossimo venturo, appunto 2011/2012, sono previsti forti tagli al comparto Erasmus, tagli giustificati dalla mancate risorse di cui l’Ateneo soffre in modo ormai più che evidente, e che vede un po’ tutti i settori dover stringere la cinghia. È evidente che i tagli derivano dalle scelte politiche nazionali che proprio nell’istruzione e nella formazione vedono la possibilità di “risparmiare”, mentre dovrebbe essere il contrario giacché istruzione e formazione dei giovani dovrebbero essere considerati ambiti nei quali investire costantemente.
L’Erasmus è uno di questi ambiti, ma, ciononostante, ciascuna Facoltà vedrà ridurre le borse finanziabili in modo drastico. Tanto per riportare dei numeri, la Facoltà di Lingue, per l’anno accademico 2011/2012, potrà contare di solo 116 borse invece che 173, con una riduzione delle mensilità finanziabili da 1180 a 798. È appena il caso di ricordare che per gli studenti della Facoltà di Lingue l’Erasmus costituisce un’esperienza centrale nel percorso formativo, esperienza di cui gli studenti sono pienamente consapevoli, tanto che il numero di richiedenti a partecipare agli scambi Erasmus si aggira mediamente a più di 300, ma meno di 100 studenti può effettivamente partire per una destinazione straniera. Il numero limitato di assegnatari di borse Erasmus si deve fondamentalmente all’esiguo finanziamento ottenuto dall’Agenzia Nazionale, la quale stanzia un fondo per ciascun Ateneo italiano. L’Ateneo catanese viene incontro alle necessità cofinanziando una parte, in modo da garantire un’ampia partecipazione (sebbene quest’anno l’assegnazione pare si effettui con riserva e solo dopo la pubblicazione del bando). Tutto ciò nonostante il fatto che a parole sia stato chiesto a ciascun rappresentante di Facoltà di incrementare gli accordi Erasmus. Mi chiedo a cosa sia servito tale incremento! Proprio quest’anno, nell’assegnare le borse agli studenti dell’Ateneo di Catania, la prof.ssa Scalisi comunicava che l’Agenzia nazionale ci aveva premiato per essere l’Ateneo con maggiore mobilità studentesca.
Ma, ripeto, allora qual è il senso di tanto lavoro? Mi pare sia perduto. Non solo, peraltro l’Ateneo di Catania ha deciso di decurtare le borse per ciascuna Facoltà attraverso un meccanismo matematico, applicato a tutte le Facoltà, che però non tiene affatto conto né delle specificità di ciascuna Facoltà, né degli accordi tra singoli docenti dai quali appunto scaturisce la relazione bilaterale. Sarebbe stato opportuno convocare i delegati per informarli dei tagli e permettere loro di convocare i docenti delle proprie Facoltà al fine di assumere le debite decisioni. Così facendo ciascun docente avrebbe disposto il taglio secondo la tipologia di accordo in corso. Per quanto i tempi ristretti non abbiano potuto mettere in atto tale sistema (così mi è stato risposto a quest’osservazione), mi pare però che la tempistica ristretta non possa essere sempre chiamata a giustificare procedure non democratiche e non condivisibili.
In definitiva, se i tagli sono inevitabili, c’è anche un modo per affrontare la crisi economica che non può essere quella delle decisioni che piovono dall’alto e che non tengano assolutamente conto di chi è coinvolto in prima persona in un accordo bilaterale Erasmus. O forse bisogna pensare che d’ora in avanti, grazie alla nuova riforma, sarà questo il modo di procedere degli Atenei italiani?
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