Un salto nell’atletica di Antonio Trio, da Milazzo agli Europei La delusione per la mancata finale e il sogno a cinque cerchi

Rammarico e voglia di tornare subito ad allenarsi, consapevolezza e alcuni sogni ancora da realizzare. In questi giorni, la testa del saltatore in lungo Antonio Trio è un frullatore di emozioni. Ventisette anni, tesserato per l’Athletic Club 96 Alperia Bolzano, nato a Milazzo in provincia di Messina ma stabilmente residente a Palermo per allenarsi sotto la guida di Michele Basile e Cristian La Grassa. Trio è nel gruppo di siciliani che vestono la maglia azzurra a Torun per i campionati europei al coperto di atletica leggera. Per lui l’esperienza in Polonia è cominciata il 4 marzo, nella prima giornata con le qualificazioni per la finale del salto in lungo. Pronti via e mezz’ora dopo la cerimonia di presentazione l’atleta milazzese è andato in pedana, forte del recente successo ai campionati italiani indoor di Ancona con l’importante misura di 7,94. Qualcosa, però, non è andato storto e si è fermato a 7,55. Per entrare in finale sarebbe bastato arrivare a 7,74.

«La mia parte da agonista è ancora infuocata – racconta a MeridioNews – Ci tenevo a fare bene ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci voleva più coraggio nei salti. In tutti sono andato fuori dall’asse di battuta perdendo troppi centimetri. Nelle gare in Italia spesso e volentieri raggiungo i 7,74». A incidere sulla sua prova sono stati diversi fattori che l’atleta siciliano analizza con assoluta lucidità. «Fino a quando le gare all’estero serviranno per fare esperienza sarà sempre difficile ma, in questo momento, c’è anche la soddisfazione di essere tornato in nazionale dopo sei anni», ammette.

Prima di scendere in pedana, l’azzurro ha dovuto affrontare un viaggio interminabile. Non una novità per chi vive e si allena in Sicilia ma, questa volta, a rendere tutto ancora più stancante ci hanno pensato le misure di contrasto al Covid-19. «Alla partenza dalla Sicilia ho fatto il primo tampone molecolare – spiega – Poi a Milano il secondo e così abbiamo iniziato il trasferimento verso Torun con due scali. Arrivati in Polonia terzo tampone e alcune ore d’attesa così da potere entrare nella cosiddetta bolla. In albergo siamo arrivati di sera».

Per Trio l’esperienza polacca è la prima tra i grandi dell’atletica europea con la casacca azzurra. Nel 2015 aveva preso parte agli Europei under 23 in Estonia ma nel salto triplo. «Adesso tornerò a casa, starò qualche giorno con i miei e poi riprenderò ad allenarmi». Concedendosi anche qualche partita allo sparatutto Call of Duty, di cui è appassionato. Il sogno, nemmeno a dirlo, è quello a cinque cerchi. «Il minimo olimpico per gli uomini è 8,22 (Trio ha un primato all’aperto di 7,69 raggiungo nel 2020 a Palermo) ma si può entrare anche attraverso il ranking facendo parte dei primi 32 e, adesso, sono quarantaquattresimo: insomma mi basterebbe una gara fatta bene». Il prossimo appuntamento dovrebbe essere a maggio per un meeting a Savona. 

Nonostante un’invidiabile positività, l’atleta di bocconi amari in carriera ne ha ingoiati parecchi. A 27 anni è un professionista di alto livello ma non all’interno di un gruppo sportivo militare, che in Italia significa avere la garanzia di una stabilità economica. «Nel periodo delle gare riesco a sostenermi ma quando affronti la preparazione, che dura tre o quattro mesi in inverno, è veramente dura. Gli aiuti li fornisce la società ma anche la mia famiglia – spiega – La paura è quella di fare risultati ma anche di dovere pensare al futuro. A oggi ho sempre raggiunto gli obiettivi che mi erano stati chiesti ma io faccio atletica non per i gruppi sportivi ma soltanto perché mi piace e mi fa stare bene». 

Dario De Luca

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