Un quartiere a rischio amianto

I Cantieri navali di Palermo non si trovano fuori dal centro abitato della città. Al contrario, sono localizzati in un quartiere piuttosto popolato. A due passi dalla sede dell’azienda di Fincantieri si contano, infatti, centinaia di abitazioni. Che significa questo? Semplice: che se le fibre di amianto “aerodisperse” – cioè disperse nell’aria dal vento – hanno colpito e ucciso (o fatto ammalare) gli operari, è verosimile che possano avere colpito la gente che abita nel quartiere.

Certo, oggi, dopo la che la magistratura (e non la politica che, tanto per cambiare, è stata assente) ha costretto Fincantieri a prestare tutte le precauzioni previste dai protocolli nel caso in cui si dovesse utilizzare ancora l’amianto nei processi di produzione – e dopo i processi penali per morti di amianto celebrati in tanti Tribunali d’Italia – la gente è informata su un tema così delicato.

C’è stato un tempo, però, in cui la disinformazione su tale argmento regnava sovrana. Questo avveniva a Palermo e in altre città d’Italia dove l’amianto era di casa. E anche quando gli operai, sostenuti dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, hanno cominciato a sollevare la questione amianto, l’informazione non è stata – né avrebbe potuto essere – tempestiva.

Che cosa vogliamo dire con questa sottolineatura? Che non è da escludere che, oltre agli operai, anche gli abitanti della zona potrebbero avere contratto la malattia e, addirittura, potrebbero essere deceduti, magari perché colpiti dal tumore polmonare. Il tutto senza che chi ha lasciato questo mondo e i suoi familiari abbiano mai sospettato la presenza di un nesso connettivo tra la malattia e le fibre di amianto “aerodisperso” che il vento trascinava dal Cantiere navale fin dentro le loro abitazioni.

Lo stesso discorso, ovviamente, vale per chi, abitando sempre in questo quartiere di Palermo, si è ammalato – e magari, grazie a Dio, è ancora vivo – e non ha mai legato la malattia che ha contratto con l’amianto che ha respirato senza saperlo.

Anche i familiari di queste vittime e gli stessi malati, dimostrando che la causa di tutto è stato l’amianto dei Cantieri navali, potrebbero accedere ai risarcimenti.

Redazione

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