Un palermitano alla Two Oceans Marathon Cambiano: «Esperienza dura ma bellissima»

«Ho visto posti spettacolari, una caratteristica di questa zona del Sudafrica e di Città del Capo è la bellezza dal punto di vista naturalistico. Per allenarmi ho corso per otto chilometri nei due giorni precedenti, facendo avanti e indietro nella spiaggia larga e sabbiosa. Un’altra cosa che mi ha colpito molto è la Table Mountain». Giorgio Cambiano è stato l’unico siciliano a prendere parte alla Two Oceans Marathon, una corsa di 56 chilometri che si è disputata lo scorso 26 marzo a Città del Capo, in Sudafrica. L’atleta ha terminato la gara con il tempo di 5 ore e 51 minuti, ma si è trattato di un impegno molto duro: «Si chiama maratona, ma non è tale perché è una corsa di oltre 56 km, mentre tutti sappiamo che la maratona classica misura 42,195 km. Il percorso era piuttosto duro, con salite impegnative, una delle quali si protrae per quattro chilometri, dal 31esimo al 35esimo. Si arriva qui già notevolmente stanchi e poi bisogna correre per altri venti chilometri».

La Two Oceans Marathon è famosa in tutto il mondo, come spiega lo stesso Cambiano: «Alla corsa ha preso parte moltissima gente. C’era la Full Marathon, ma anche la mezza, alla quale erano iscritti circa 16mila partecipanti. Siamo partiti alle 6,30 del mattino, quando ancora non aveva neppure albeggiato». L’atleta passa poi a spiegare il percorso: «Il primo tratto, fino al chilometro 20, è stato molto scorrevole, pianeggiante e dritto. Poi si arriva all’Oceano Indiano e dopodiché il percorso diventa ondulato fino alla salita più impegnativa che porta a Chapmans Peak, il punto più alto della gara. Anche le discese sono impegnative perché sono inclinate e piene di curve. Il resto del percorso è ondulato, anche con zone boscose, mentre il traguardo era in uno stadio di rugby di Città del Capo». Diversi, invece, gli scenari che resteranno impressi nella mente di Cambiano: «Una cosa che mi ha impressionato è stato passare vicino a un villaggio fatto tutto di capanne di lamierino che mi hanno ricordato molto le favelas. Eppure la gente partecipava e faceva il tifo. Oltre ai locali, come numero di partecipanti, spiccavano inglesi, tedeschi e olandesi, mentre italiani ce n’erano una quindicina».

Dato il numero immenso di iscrizioni, a un certo punto si è proceduto a sorteggio, ma Giorgio Cambiano ha potuto correre la gara in quanto responsabile di ParkRun per la città di Palermo: «Io ho partecipato in rappresentanza di ParkRun, perché lì avevamo fatto la conferenza di tutti i country manager internazionali. Oltre a me c’era il fondatore Paul Sinton-Hewitt, il country manager irlandese Matt Shields, poi Andrew Lane che ha corso il primo ParkRun a Bush Park e Bruce Fordyce, un sudafricano che era alla 31esima partecipazione a questa corsa. Siamo stati fortunati perché la giornata è stata buona: ha piovuto fino a poco prima della partenza, poi il tempo è stato coperto, ma non c’era né freddo né caldo».

La corsa non competitiva si corre ogni sabato in tutto il mondo e Palermo è l’unica città italiana ad aver aderito: «ParkRun è una realtà che si sta assodando sempre di più al Parco Uditore, sabato dopo sabato. I partecipanti sono più o meno sempre gli stessi, ma assieme a loro spesso vengono anche degli appassionati che vogliono entrare a far parte di quest’iniziativa che è completamente gratuita. Vengono anche persone da fuori, Inghilterra, Polonia, Irlanda, Russia». L’obiettivo resta quello di coinvolgere sempre più realtà e sempre più parchi: «Stiamo cercando di diffonderlo in tutta Italia e siamo in procinto di iniziare a Montelepre, in un parco che in passato era stato abbandonato. Abbiamo anche contatti con Milano, abbastanza avviati, e stiamo cercando di avviarli anche con Roma».

Infine, il country manager palermitano vuole lanciare un appello all’amministrazione: «Il Comune potrebbe fare tanto, perché loro dovrebbero essere preposti a diffondere la cultura dello sport, del benessere e della comunità, tutti obiettivi che ParkRun si prefigge. Il loro aiuto ci potrebbe dare molti vantaggi, dalla vivibilità dei parchi che sono abbandonati, come ad esempio il Parco Cassarà, che è in attesa da tanto tempo per essere bonificato. Ci sarebbe anche la Favorita, che potrebbe fare concorrenza al Central Park di New York». Quello del disinteresse delle istituzioni sembra essere un problema tutto palermitano: «In tutte le parti del mondo, gli enti locali danno un supporto economico per supportare le spese di base che possono essere quelle per l’acquisto dell’attrezzatura che serve a gestire il tutto. Abbiamo cercato di avere il patrocinio del Comune, ma non è facile trovare ascolto da parte delle istituzioni. Ciò non toglie – conclude Cambiano – che torneremo alla carica».

Luca Di Noto

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