Una passeggiata a Pozzallo, nel 2013, su un tratto di spiaggia denominato Balata che riporta alla mente La ballata del mare salato di Hugo Pratt, e l’incontro con quello che resta di un’imbarcazione realizzata in Inghilterra agli inizi del Novecento. È bastato questo allo scrittore Marco Steiner, storico collaboratore dell’artista e padre di Corto Maltese, per immaginare un mondo che ieri sera ha preso vita al teatro Naselli di Comiso, richiamando appassionati non solo dalla Sicilia ma anche dalla Svizzera e dal Belgio, dove dopo l’estate sarà portato in scena.
La performance teatrale prende le mosse da un testo di Steiner, ma sarebbe riduttivo definirla una piece. Corto Maltese, conversazione con Irene è un progetto multimediale nel quale un gruppo di artisti omaggiano Hugo Pratt, a 22 anni dalla morte, con una formula inedita, dando ognuno il proprio prezioso contributo per ridare vita alla storia e ai viaggi della Irene di Boston (questo il nome della barca arenata a Pozzallo), intrecciandola alle avventure in mare di Corto Maltese.
La conversazione tra Irene, la cui voce è quella dell’attrice Anita Indigeno, e Corto, apparentemente impossibile e che non ha precedenti nei fumetti di Pratt, diventa un percorso onirico e simbolico sulla necessità del viaggio oltre i limiti, sui valori dello spirito d’avventura, dell’amicizia e dell’amore per il mare e la libertà. A portarli in scena, ognuno attraverso la propria arte, sono stati il regista Vincenzo Cascone, l’artista Giovanni Robustelli, il fotografo Marco D’Anna e il musicista Francesco Cafiso. Nei giorni scorsi, durante la conferenza stampa di presentazione al Comune di Comiso, il sindaco Filippo Spataro ha sottolineato la sinergia creata da «tante personalità della cultura per dar vita a un evento così interessante. Uno spettacolo – ha detto il primo cittadino – che ci inorgoglisce ospitare per il contenuto di altissimo livello in cui si racconta la libertà in modo poliedrico e originale».
Per Steiner si realizza un sogno. «Abbiamo creato un lavoro artistico corale e importante sotto l’aspetto umano e sociale – ha dichiarato -. La storia, a metà tra verità e fantasia, è bella perché dietro la Irene di Boston c’è un vissuto che ci porta a interrogarci sul valore di quello che resta. Quando ogni cosa finisce, quando si muore, quando subentrano i ricordi». Il jazzista vittoriese di fama mondiale, Francesco Cafiso, si è detto felice di essersi lasciato coinvolgere in questo originale progetto artistico. «Sono un membro dell’equipaggio – ha precisato, rimarcando la metafora del viaggio via mare tanto cara a Pratt – e ringrazio Steiner e Cascone che mi hanno coinvolto. Per l’occasione ho scritto di getto alcune composizioni». «Un’esperienza artistica e di amicizia – ha concluso l’artista Giovanni Robustelli -. Un progetto innovativo che ci sta aiutando a liberarci dalle consuetudini dei nostri linguaggi».
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