«Per chi non conosce a fondo la questione, sembra quasi una battaglia contro chi dovrebbe difenderci. E invece è importante far capire che non è così». La questione Muos è arrivata al Parlamento europeo in un evento organizzato dal deputato siciliano del Movimento 5 stelle Ignazio Corrao e che si è tenuto oggi pomeriggio. «E’ stato un incontro molto positivo – spiega – rappresenta solo il primo step per portare fuori dai confini regionali e nazionali il tema del Muos. Già si conosce poco in Italia, figuriamoci nel resto del mondo».
Ad ascoltare c’erano diversi eurodeputati appartenenti ai Verdi – tra cui lo storico fondatore tedesco Frank Schwalba – al partito socialista europeo e al gruppo della sinistra europea (Gue – Gauche unitaire européenne), rappresentanti del movimento spagnolo Podemos. Non si sono presentati, anche se invitati, il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e i rappresentanti degli Stati Uniti d’America. Vogliamo far conoscere questa battaglia anche a chi si interessa di tutela del territorio per altre situazioni simili fuori dall’Italia. Movimenti con cui è importante creare una convergenza», sottolinea il deputato dei Cinque stelle.
«Vogliamo tenere alta l’attenzione e portare la voce dei cittadini di Niscemi anche a Bruxelles», aggiunge Giuseppe Lo Monaco, assistente parlamentare originario di Gela. «Dato che la classe politica non si schiera apertamente con i No Muos, dobbiamo fare il possibile per fare conoscere questa vicenda al di fuori dei nostri confini».
Una storia complicata, quella che si consuma all’ombra delle parabole dell’impianto satellitare statunitense. I lavori di costruzione sono al momento fermi, bloccati da un provvedimento emesso dalla procura di Caltagirone, impugnato dal ministero della Difesa. Il tribunale del Riesame si dovrà esprimere tra pochi giorni. Il Muos è oggetto anche di un ricorso alla commissione Ambiente europea che parte dalla normativa che tutela i Siti di importanza comunitaria (Sic). La Sughereta di Niscemi, all’interno della quale sorge la base Usa, rientra nella categoria. Il ricorso presentato è un faldone di mille pagine, che spiega come l’impianto satellitare provochi inquinamento luminoso e sonoro e si trovi in una zona nella quale vigono determinati vincoli, su tutti il mantenimento del particolare habitat da tutelare. Un’altra interrogazione, invece, riguarda il presunto inquinamento di due pozzi che si trovano all’interno della base statunitense collegati alla rete idrica niscemese.
«Anche se la questione è stata portata a livello comunitario, la competenza territoriale rimane italiana – precisa Giuseppe Lo Monaco – Stiamo predisponendo una serie di atti che hanno in comune una direzione: la salvaguardia del territorio e la salute dei cittadini». Punto di partenza dell’evento è la relazione di Massimo Zucchetti, docente
del Politecnico di Torino e autore di uno studio alla base della sentenza del Tar di Palermo che si oppone alla costruzione dell’impianto. «Zucchetti sostiene la tesi tecnico-scientifica che dimostra la non salubrità delle emissioni», sottolinea l’assistente parlamentare.
«Una battaglia si combatte su più fronti, ma prima dobbiamo farla conoscere. Il nostro intento è provocare il dibattito: ci dobbiamo
A spiegare ai partecipanti questione hanno contribuito i legali che seguono il movimento No Muos – Nicola Giudice per Legambiente e Sebastiano Papandrea -, il giornalista Antonio Mazzeo e il presidente della commissione Ambiente all’assemblea regionale sicilia Giampiero Trizzino. Presenti anche membri del movimento niscemese.mettere nei panni di chi non sa nulla del Muos – afferma Lo Monaco – Il 99 per cento degli italiani non lo vuole: dovrebbe essere naturale che le istituzioni che ci rappresentano tengano in conto questa opinione, non che si schierino contro». E prosegue: «Il Muos è uno strumento di guerra, dovremmo essere tutti contrari a prescindere. Senza contare i danni ambientali e quelli possibili sulla salute».
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