Un imprenditore a servizio di Librino «Missionario senza andare lontano»

«Aiuto Librino perché un giorno ho conosciuto una persona che fa il missionario in Africa. Gli dissi che era una cosa meravigliosa, ma lui mi rispose che per aiutare qualcuno non c’è bisogno di andare lontano». Così l’imprenditore catanese Angelo Toscano, che gestisce l’azienda di sanitari di famiglia con la madre Santuzza, ha deciso di contribuire ai progetti del centro Talità Kum, dell’Iqbal Masih e della squadra di rugby i Briganti del problematico quartiere catanese. E tiene a precisare che non parla in quanto amministratore della Toscano Spa, che «in questo momento – afferma –  avrebbe bisogno di contributi come tante altre aziende».

Ha un aspetto informale e modi estremamente gentili. Dei suoi 48 anni ne dimostra almeno dieci di meno, complice un sorriso amichevole e sincero. «Dopo qualche mese – racconta – per quelle coincidenze che ti fanno incontrare persone che ti connettono con altre senza neanche che tu glielo abbia chiesto, mi hanno presentato Giuliana (Gianino, responsabile del Talità Kum ndr) che di fatto fa la missionaria a Librino. Poi suor Lucia, i Briganti e l’associazione Iqbal Masih, di tutt’altra fede religiosa, atei anzi, ma pur sempre missionari. Così sono diventato uno che aiuta queste persone».

Il metodo Toscano è semplice: lui si mette a disposizione per quello che serve. Come il bagno nuovo di cui aveva bisogno il Talità Kum per il progetto Macari i picciriddi. «Aiuti banali – dice – più cortesie che fanno loro a me, in questo caso usando materiale che per me è sprecato e per loro è utile». Perché il concetto della missione per Toscano è proprio questo: «Per te che sei un consumatore del capitalismo puro sono cose da buttare ed è uno spreco, mentre per altri sono cibo, mezzi per sistemare scuole, bagni».

Per lui è tutto semplice e ne è davvero convinto: «Basterebbe solo che quando hanno bisogno di qualcosa avessero delle persone pronte ad ascoltarli e Librino potrebbe non avere più bisogno di niente». L’ultimo dono recente è stata una porta di calcetto: «A mio figlio che è grande non serve, ma a loro ha risolto un problema». Suo figlio in realtà è ancora un bambino, proprio uno dei piccoli Briganti. La squadra di rugby nata con lo scopo di avvicinare i giovani di Librino allo sport e toglierli dalla strada. Toscano fa parte del direttivo dell’associazione e Il paninivendolo, il locale in centro a Catania di proprietà della moglie, è diventato uno dei suoi sponsor. Informazioni, queste, che non veniamo a sapere da lui. «È molto umile e non gli piace vantarsi di quello che fa. È una persona speciale», commenta Valentina Marletta del centro Iqbal Masih.

La sua azienda si trova in via Acquicella Porto, vicino ai rioni di San Giuseppe La Rena e Zia Lisa. Anch’essi con non poche difficoltà. Perché ha scelto proprio Librino? «Perché anche se non ci vivo – risponde – lavoro in un posto che è vicino a quella periferia. Se migliora, migliorerà anche la zona vicina alla mia azienda, quindi avrò dei benefici. E non parlo di vantaggi commerciali, ma in generale». Assicura, però, che è solo all’inizio e che non ha finito di aiutare chi ha bisogno: «Con i limiti di quello che ho e che posso fare, la mia è una disponibilità totale nei confronti di questa città e delle sue parti che non stanno bene – afferma – Se chi ha necessità me lo dice, mi dà la possibilità di pensare anche a lui».

Con Librino però resta un rapporto speciale. Per Catania è la città-satellite, per lui «è l’esempio massimo dello spreco e della perdita di un’occasione enorme per fare del bene». Oltre al grande progetto di Kenzo Tange, praticamente stravolto dalle innumerevoli varianti, e mai realizzato, Toscano si riferisce anche alla vicenda dei Briganti e al loro obiettivo di gestire l’impianto sportivo San Teodoro, nei cui campi abbandonati l’associazione è nata nel 2006. «Una risorsa sprecata che raccoglie zecche e pulci e che sta decadendo», lo definisce l’imprenditore che non si spiega «come sia possibile che non venga messo subito a disposizione di chi lo vuole usare. Non per coltivare marijuana, ma per far giocare a rugby i ragazzini – commenta amaro – Invece entrano in campo i giochi di potere e i beni della collettività restano a marcire».

La struttura era stata affidata al Calcio Catania, che però non l’ha mai utilizzata: la società sportiva e il suo presidente Antonino Pulvirenti hanno preferito investire altrove. Gli facciamo notare che non tutti sono pronti a scommettere su un quartiere che è generalmente simbolo di degrado e criminalità. «Far parte di un territorio e non viverlo in questo modo non ha senso», risponde sicuro Toscano. Secondo cui «Librino dovrebbe essere quello che nel calcio, al Barcellona, viene chiamato la cantera, il vivaio, perché c’è una quantità di giovani talmente elevata che Catania dovrebbe puntare la sua crescita su quella gioventù». Che ne è invece di questi ragazzi che dovrebbero aiutare la città a crescere? «Al contrario dei figli dei soliti noti sono lasciati al loro destino, a non studiare o a farlo male e senza supporti».

Il domani di Catania che va sostenuto. Non solo per la possibilità di fare del bene nel concreto e subito, ma anche «per cercare di migliorare il futuro della società». «Perché quelle persone – conclude Toscano – si troveranno un giorno fuori dal quartiere e allora potranno contribuire alla sua crescita o debilitare ulteriormente una città che è già in affanno».

Agata Pasqualino

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