Sottopagati. Sacrificati. Messi nell’ombra. Usati come parafulmine. O, come bersaglio. Parliamo degli agenti di polizia, dei carabinieri e delle forze dell’ordine, in generale. Uomini e donne, spesso solo ragazzi e ragazze, che, per due lire, fanno un mestiere scomodo e pericoloso. E dei quali si parla poco, anche quando muoiono ammazzati. Oggi noi vogliamo rendere loro onore. Lo facciamo con il racconto di quanto accaduto alla nostra collaboratrice, Daniela Giuffrida, che dice: In un mondo in cui si tende ad andar contro questi “ragazzi” solo perchè rappresentano uno Stato che non ci piace più, credo sia giusto dare testimonianza della loro professionalità e della loro grande umanità”. Questo il suo racconto:
Cronaca di un pomeriggio di luglio.
Adesso so cosa significhi sentirsi soli, assolutamente soli e abbandonati a sé stessi mentre decine di auto ti scivolano accanto senza vederti
. Il sole ti abbaglia e il caldo scioglie fino allultima fibbra del tuo essere. Adesso so cosa provi un cane abbandonato, in una piazzola di sosta
lungo unautostrada
alle 2 del pomeriggio di un giorno afoso. Sola in macchina, di ritorno da una manifestazione di protesta contro le 41 antenne bastarde di una base americana, antenne che stanno ammorbando laria di tutta la Sicilia, con le loro maledette onde elettromagnetiche
. Cerano personaggi importanti della politica italo-europea, non si poteva mancare. sono mesi che stavo manifestando contro di loro
Tutto il giorno al sole e poi il ritorno dentro la tua macchina infuocata
. quanti gradi? Linferno!
Poi lautostrada.
Un dolore improvviso, strano e sconosciuto in pieno petto, non mi da possibilità di scelta: devi fermarmi, capire cosa sta succedendo, ricordare se ho già provato una cosa così
.ma non trovi risposta, ed è il buio più assoluto
Riapro gli occhi un istante, spettatrice di un dramma che sto vivendo in prima persona . Non so quanto tempo sia trascorso, chiusa dentro labitacolo della tua auto, inchiodata su quel sedile, mentre il sole infuoca le lamiere e laria diventa irrespirabile
Sul sedile vicino, il tuo cellulare. Lo prendo, il pollice preme un tasto e parte lultima chiamata in memoria
Una voce lontana, familiare,chiede cosa stia succedendo, capisce che stai male e grida per farsi sentire il suo dimmi dove sei, ti raggiungo
ma riesco solo a farfugliare frasi sconnesse..
Piango e le tlacrime si mischiano al sudore che scende a fiumi dalla tua fronte
i tuoi vestiti sono fradici. Senti il tuo sudore gocciolare dallorecchio destro sulla spalla nuda
In lontananza quella voce lontana è fredda e calma
chiama decisa il tuo nome e ti dice di stare calma
ma è buio
buio totale
Riapro gli occhi, un camion si è fermato, scendono gli autisti. Li vedo guardare verso di me. Si girano, forse fanno pipì
ma se si sono girati vuol dire che mi hanno vista, ma allora perché non vengono ad aiutarmi
. batto contro il vetro , sul clacson
. (credo di batterci contro, in realtà, li stavo solo accarezzando)
. sono stremata, disperata
Ma, loro si stiracchiano, si versano addosso dellacqua, risalgono a bordo, ripartono..
Comincio a gridare ma io non sento più nulla
. ancora il buio, profondo, totale
Gli angeli
All’improvvisso, in quel buio qualcosa sta accadendo
. qualcuno, qualcosa mi sta soffiando sul viso
una mano mi solleva la nuca, una voce, stavolta vicina mi chiede il mio nome
apro gli occhi e lo vedo: ha la divisa azzurra di un poliziotto, gli occhi chiari mi guardano preoccupati, la voce però e ferma e mi fa due milioni di domande
ma io non capisco le sue domande e, ancora meno, le mie risposte
Sento le parole polizia stradale
bivio di San Demetrio
,
la signora sta male… Poi, non sento più niente
la mano gentile, scuote la mia testa adagio ed è acqua fresca che accarezza la mia fronte
Chiedo scusa alla mano gentile dagli occhi chiarissimi, mi rendo conto di essere in condizioni indecent, il poliziotto sorride, si rende conto che ho ripreso coscienza
Parlano fra loro e continua a farmi domande, io comincio a rispondere, faccio un sorriso
. svengo ancora
mi risveglio ancora
il poliziotto sorride e mi parla e mi chiede e cerca di tenermi sveglia
Non so quanto tempo abbia trascorso piegato così
lascia la mia testa e finisce di bagnare la mia fronte solo quando arriva lambulanza del 118 che mi condurrà in ospedale. Le prime cure, sedativi, analgesici, non so cosa mi abbiano propinato, il dolore al petto è pressante, temono un infarto ma non lo è
Socchiudo gli occhi
ancora la voce della mano gentile, apro gli occhi ed è il sorriso del mio amico poliziotto, io farfuglio un grazie per ciò che avete fatto, lui mi risponde è il nostro lavoro io annuisco e rispondo che cè modo e modo di fare il proprio lavoro
. E tanta umanità è cosa rara da trovare. Lui si mostra un po’imbarazzato e mi chiede il mio nome: “Allora Marcella o Daniela?” Io gli sorrido.
Vi devo la vita
Ass/te Capo Giuseppe S.
Ass/te Giuseppe M.
Ass/te Aurelio M.
del distaccamento di Lentini, della Polizia Stradale
GRAZIE.
Daniela
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