Promuovere la politica del rispetto come base per la cultura della non violenza. È questo l’ideale, posto come obiettivo, che la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ha reso protagonista lungo tutte le tappe previste dal programma che si è svolto giovedì 25 novembre tra Catania e Riposto.
Ha aperto l’evento un dibattito nella sala Dusmet dell’ospedale Garibaldi-centro. Tutti i presenti alla manifestazione hanno appuntato al petto il nastro bianco, simbolo dell’opposizione degli uomini al maltrattamento delle donne, adottato nel ’91 dopo l’inquietante fatto di cronaca avvenuto in un politecnico di Montreal in Canada: vittime quattordici studentesse, uccise per mano di Marc Lepine. Per la sola colpa di essere donne.
A far da cornice artistica al dibattito è stata la mostra di pittura e scultura dedicata al tema a cura del CRAL (Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori).
Angelo Pellicanò, direttore generale dell’azienda ospedaliera, ha aperto l’incontro ricordando l’importanza della comunicazione e della denuncia. «Quando si parla di violenza – ha detto – bisogna tenere a mente sempre che questa ha molteplici forme: da quella fisica a quella psicologica. Chi ha subito soprusi deve trovare il coraggio di parlare e denunciare. Le associazioni fanno molto, ma noi che lavoriamo negli ospedali e accogliamo le vittime possiamo fare molto di più». Vera Ambra, presidentessa dell’associazione “Akkuaria” e organizzatrice della giornata, ha aggiunto: «Contrastare la violenza è compito di tutti. Non vergognatevi. Abbiate il coraggio di denunciare. Questa giornata, prevista in altre città italiane come pure in Australia, ha lo scopo di promuovere questo pensiero».
Sara Aguiari, regista e scrittrice, ha presentato il suo cortometraggio, in forma ridotta per l’occasione, intitolato “I want to live”, che vede come protagonista la donna di tutte le età che subisce violenza nei molti ambiti in cui opera: in famiglia, nel lavoro, per strada, tra gli amici, nei locali. Il video sottolinea la fragilità della donna che non riesce a difendersi da quella forza bruta, che spesso proviene dai cosiddetti insospettabili, da chi le sta più vicino. «Spero che oggi sia soltanto l’inizio di un lungo percorso di contrasto alla violenza da compiere grazie a tutte le donne presenti ma, soprattutto, grazie a tutti gli uomini», ha dichiarato la Aguiari.
La parola è passata a Giuseppa Ferraro, responsabile della rete antiviolenza distrettuale dell’associazione “Thamaia” che, nel suo intervento tecnico, ha fatto un resoconto della situazione sulla prevenzione e tutela delle donne da parte delle istituzioni. «La violenza – precisa– non aumenta e non diminuisce, però diventa più visibile. I problemi di fondo rimangono ancora molteplici, come quello culturale, ad esempio, degli stereotipi e i pregiudizi che portano alla chiusura morale e psicologica della vittima». La Ferraro ha anche ricordato alcuni passi importanti della storia della lotta alla violenza, come la quarta conferenza mondiale sulle donne a Pechino del 1995 e l’approvazione della legge n. 66 delle “norme contro la violenza sessuale”.
«Non c’è più la certezza del diritto, la certezza della pena o la certezza delle azioni cautelari», aggiunge Marisa Scavo, sostituto procuratore della Repubblica di Catania, in relazione allo stalking che, in un’elevata percentuale di casi, sfocia in violenza, per degenerare poi fino all’omicidio, sottolineando anche le differenze di trattamento del problema: «All’estero lo stalker può sottoporsi a terapie di recupero, in Italia invece non sono previste».
La dottoressa Carmela Puleo del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi ha presentato le statistiche ufficiali, fino ad entrare nello specifico della propria esperienza all’interno del presidio ospedaliero: «In Sicilia 520.000 donne hanno subito violenza e solo il 2,9 % denuncia. Troppo spesso i palesi atti di violenza che si presentano all’ospedale vengono occultati come incidenti domestici o altro». Per la Puleo, fuori dal nostro paese la situazione è decisamente peggiore: «In molti paesi stranieri, per esempio, è ancora presente la mostruosa pratica dell’infibulazione, che priva una donna della propria femminilità».
Il problema del quasi assoluto oblio dei media riguardo all’argomento è stato sollevato dal giornalista catanese Roman Henry Clarke: «I tre giornali nazionali non accennano assolutamente a questa giornata. Sarebbe il caso di chiedere perché» e continua: «Gran parte delle donne siciliane subisce violenza di diverse tipologie. Anche l’essere semplicemente zittita o l’essere privata del banalissimo utilizzo del telecomando vanno considerati come atti di violenza. È importante portar fuori quello che abbiamo sentito oggi. Parlarne oggi per agire quotidianamente».
Conclusa la prima parte del programma, la manifestazione si è spostata nel pomeriggio al salone comunale di Riposto, dove la scrittrice e musicista genovese Irene Castellini Dotti ha presentato, accompagnata dalla musica del pianoforte, il suo libro intitolato “Perché”, che dà voce a quelli che lei chiama gli “invisibili”, persone segnate in maniera indelebile dalla violenza subita nell’infanzia. «La musica – dichiara la scrittrice – trasmette gli stati d’animo di questo libro: un documento che raccoglie storie vere e che dà fiato al grido di aiuto dei protagonisti».
La giornata si è conclusa all’ex ostello della gioventù, sul lungomare di Torre Archirafi, con una mostra di quadri e un omaggio musicale a Mia Martini.
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