“Ci tagliano il futuro”, “La cultura non si vende”, “Recca dimettiti”, “L’onda del sapere travolge ogni potere”. Sono i pensieri che da ieri mattina si possono leggere sotto il grande albero di Natale di piazza Università a Catania. Li hanno appesi le ragazze e i ragazzi del Movimento Studentesco Catanese, che hanno concluso un autunno caldissimo di manifestazioni con un sit in pacifico nel giorno della discussione al Senato del ddl Gelmini.
“C’eravamo impegnati a non fare nuovi cortei dopo gli eventi di giorno 14 – spiega Matteo Iannitti, del Msc – Per questo abbiamo scelto questo mezzo di protesta, come momento di comunicazione nei confronti della città”. I chimici in camice bianco hanno svolto alcuni semplici esperimenti invitando i passanti a partecipare, mentre davanti al portone del rettorato gli studenti hanno improvvisato un assemblea pubblica.
Accanto agli studenti anche diversi ricercatori. Il professore Gianni Piazza è sceso da poco dal tetto della facoltà di Architettura in piazza Borghese a Roma, e non è voluto mancare all’appuntamento di oggi. “Ho visto che il rettore ha annullato tutti gli incontri prenatalizi a causa del clima di tensione – spiega – Suppongo che il dialogo con lui non sarà facile”. Dello stesso avviso la professoressa Mariagrazia Nicolosi, ricercatrice alla Facoltà di Lingue: “A differenza degli altri atenei siciliani come Palermo, a Catania non abbiamo contato sulla simpatia e sulla sintonia politica del rettore. Per le massime cariche catanesi tutto va bene apparentemente”.
“Difendiamo l’istruzione pubblica, no ai tagli”, si leggeva sullo striscione srotolato dal balcone del rettorato. Uno striscione con una lunga storia. “Lo abbiamo realizzato due anni fa quando siamo andati ad occupare i binari della stazione di Messina – spiega un’insegnante precaria della scuola – e da quel momento ci accompagna sempre”.
Prossimo appuntamento a gennaio. La protesta, secondo quanto promettono i ragazzi del Msc, non morirà con l’approvazione della riforma.
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