Un fumetto contro la tratta e lo sfruttamento delle donne Parla l’autrice: «Un collage di testimonianze autentiche»

Si intitola
Una storia che si ripete. Insieme possiamo fermarla il fumetto realizzato dall’artista palermitana Elisa Zarcone, in occasione della decima Giornata Europea contro la Tratta degli esseri umani. Il fumetto, realizzato nell’ambito della campagna di sensibilizzazione Io Non Tratto, si può leggere gratuitamente attraverso il sito e la pagina Facebook Ciss Ong, la Cooperazione Internazionale Sud Sud da anni impegnata nella difesa dei diritti umani. Tutto nasce grazie a un tirocinio universitario di Elisa durato tre mesi proprio per la Cooperazione. «Ho messo a disposizione dell’organizzazione le mie doti artistiche – racconta a MeridioNews la ragazza – L’idea di realizzare un fumetto su questo argomento è stata di Margherita Maniscalco, membro del Ciss. Mi ha fornito una raccolta di testimonianze sulla tratta delle donne in Nigeria, lasciando a me il compito di creare una storia su di esse».

La storia, dunque, non è esclusivamente frutto della fantasia di Elisa. «È un collage di
testimonianze autentiche di donne che hanno subito questi maltrattamenti. Sebbene presa nella sua interezza sia inventata, ogni pannello narra di vicissitudini realmente accadute a donne diverse. Ho cercato di creare un quadro completo che illustrasse le varie sfaccettature delle crudeltà che si ripetono nella maggior parte delle storie delle intervistate», spiega la giovane fumettista. Prima di questo lavoro, Elisa conosceva le problematiche della prostituzione in generale, relativamente al territorio nazionale. Grazie ai documenti forniti dal Ciss ha potuto ampliare le sue conoscenze, soffermandosi su aspetti nuovi: dal viaggio affrontato da molte donne da un paese all’altro, a tutto quello che questo comporta. «Quelli che nascono come viaggi di speranza, si trasformano in storie di violenza, smarrimento ed estrema solitudine. Purtroppo il fenomeno è più diffuso di quello che si pensa e non se ne parla mai a sufficienza», precisa Elisa.

L’obiettivo del fumetto è coraggioso quanto ammirevole: «Divulgare in maniera interessante la problematica della tratta di nigeriane – spiega – Evidenziando le dolorose esperienze che più spesso vengono condivise dalle vittime di questo fenomeno». Una volta lette interviste e testimonianze, Elisa si mette quindi subito a lavoro. Approfittando, in parte, proprio di quello scombussolamento generale che queste letture le avevano inevitabilmente provocato. «Ho cercato di creare qualcosa che esprimesse lo stesso sentimento di sconforto che mi aveva pervasa. L’intenzione è quella di sensibilizzare le persone,perché non è concepibile permettere che accadano simili violenze fisiche e psicologiche», dice ancora la ragazza.

Ma la vera forza di questo lavoro sta proprio nella scelta dell’autrice: quella di aver voluto trattare un argomento così delicato attraverso un genere alternativo e poco scontato. È il genere, infatti, a conferire una sorta di valore aggiunto. «Il fumetto ha il vantaggio di rendere un messaggio più incisivo attraverso il dinamismo di movimenti ed espressioni, ben impressi in un’immagine statica. È piacevole da vedere, semplice da seguire ed inoltre è possibile raccontare usando immagini surreali, che hanno il potere di esprimere sentimenti con una certa forza. Attraverso ogni vignetta, posso sottolineare quello che penso sia più importante e trasmettere tale importanza al lettore. E poi – aggiunge – i fumetti piacciono a tutti». Malgrado si fosse già cimentata in lavori di questo calibro, realizzando un fumetto sui bombardamenti in Palestina e gli shock subiti dai bambini, è forte su di lei l’impatto della nuova opera. «Lavorare su questo progetto mi ha fatto sentire utile – conclude Elisa – Non è stato facile, perché non è mai bello disegnare gente che soffre, ma sono felice di aver contribuito a rendere l’argomento della tratta più interessante per chi non lo conosceva, con la speranza che nasca qualcosa di buono».

Silvia Buffa

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