Un cocktail micidiale

Ogni giorno in Italia si verificano in media 617 incidenti stradali che causano 15 morti e il ferimento di 860 persone, circa. Nel 2005 si sono verificati più di 225mila incidenti stradali, che hanno provocato il decesso di più di 5mila persone, mentre altre 313.727 hanno subito lesioni di diversa gravità. Il gruppo più vulnerabile è costituito dai giovani tra i 15 e i 29 anni, i quali rappresentano circa un terzo dei 300.000 morti dal 1970 ad oggi.

Ma l’aumento del tasso di mortalità da incidenti stradali non è semplicemente un asettico dato statistico che si sorvola senza provare l’orrore nello scoprire tale fenomeno come caratteristica preoccupante della nostra società. E’ un dato di fatto tastabile con mano. Chi non ha mai avuto un incidente o non conosce qualcuno che l’abbia avuto, grave o meno grave che sia stato, alzi la mano. Feste, divertimento, a volte pure “ecstasy” e poi nella quiete mattutina delle quattro o delle cinque ecco il rombo dei motori, col pedale a tavoletta su strade e autostrade, perché i “baby piloti” hanno fretta di arrivare, non si sa bene dove. Forse a casa, forse da un’amica o da amici o forse al solito bar dove consumare la fragrante prima colazione. A volte l’ultima.

Bmw, Lancia, Fiat… coupè, berline, utilitarie… grigie, nere, blu… non importa. Importa solo che a bordo ci sono dei ragazzini (nel maggior numero di casi), appena o non ancora maggiorenni. Ora non è per fare della retorica, ma avrebbero davvero tutta la vita davanti, e invece una frenata brusca, un po’ d’acqua sull’asfalto, una gara di velocità, un sorpasso azzardato, misti a sonnolenza e allucinazioni, provocate da alcool, pasticche, luci, musica e quant’altro, spezzano, con la morte o con invalidità permanenti, queste giovani vite. E dopo non bastano né pianti né pentimenti e nemmeno i rimorsi, da chi avrebbe potuto impedire e non l’ha fatto, da chi ha cercato di impedire, ma non gli è stato dato ascolto, da chi era lì ed è sopravissuto, da chi aveva la colpa e si è salvato. Ormai è troppo tardi, qualcosa è cambiata. Il sottile equilibrio della vita si è spezzato. Ma perché corrono? Perché non rispettano gli stop? Perché non guardano i segnali? Anche se in effetti le strade delle loro città le conoscono bene. Allora è vero che la tanta tensione dei genitori quando i figli escono di casa è appropriata (non sono troppo brontoloni quando dicono: “Stai attento, non correre, occhi aperti”) e per nulla rimproverabile.

In realtà il problema non riguarda solo le macchine e la notte, ma anche i motorini e il giorno. 

Ragazzi troppo incoscienti o genitori troppo permissivi? Non c’è risposta che valga perché è duro il “mestiere del genitore” e perché nessuno merita di morire così.

Poi ci sono coloro che guidano bene e piano, che alle feste in realtà “non si sballano” o che almeno hanno l’accortezza di aspettare che finisca l’effetto della sbornia, quelli che magari rincasano nelle mattinate giusto ogni tanto. Quelli lucidi e attenti, ma che, le cifre parlano chiaro, la strada (o il destino) non risparmia lo stesso a volte: sorpassati, tamponati e speronati da veri e propri “pirati”. Ma se dobbiamo incolpare qualcuno o qualcosa non dimentichiamo di prendercela anche con le “strade”. Che dire di quelle fortemente insicure, con carenze strutturali non ancora colmate tra le quali gli impianti di illuminazione assenti, gli svincoli di immissione rischiosi per l’incolumità dei viaggiatori e le rotatorie con curve “da paura”. E le amministrazioni comunali che rimandano sempre i lavori di qualche mese, di qualche anno…

Che “cocktail” micidiale è questo.

E perché, oltre le pattuglie notturne già presenti, non istituire nuove figure di controllo e telecamere fisse intanto in alcuni punti strategici (dove cioè le strade consentono di correre e i dossi non bastano a frenare la corsa) della città?

Esempi da ricordare per non dimenticare. Un ragazzo, Giuseppe, alcuni giorni fa è stato vittima di un incidente mortale, sulla statale 121 (strada molto insicura per carenze strutturali). Varie le ipotesi. Forse l’auto non aveva rispettato il segnale di dare precedenza o forse un camion-pirata l’ha speronata e fatta capotare, per poi darsi alla fuga. L’unica cosa certa è che questo adolescente dell’Istituto “Cannizzaro”, studente modello, che aspirava a diplomarsi con cento per poi iscriversi all’università, che amava gli studi giuridici e l’educazione civica, non riuscirà a crescere ancora. Altri due ragazzi, Salvatore di 18 anni è morto e Manuel di 19 è in prognosi riservata, l’altra notte sono finiti con l’autovettura contro alcuni alberi e un palo della luce, sul marciapiede della circonvallazione. Secondo i rilievi compiuti dai carabinieri l’incidente sarebbe stato dovuto all’alta velocità della macchina su cui viaggiavano. E’ calato il gelo nell’apprendere la notizia di questo ennesimo incidente.

Stefania Oliveri

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