Un anno di tennis

A come Australia (n Open). Sembrava un intermezzo e invece era un prologo. Djokovic perde un solo set, poi in sequenza fa secchi Berdych, sua maestà Federer e l’eterna promessa Murray. Tra tetti che si chiudono e campi in ebollizione per il gran caldo di Down Under restano le smorfie di Nadal e l’incredulità del povero scozzese.

 

B come Binaghi. L’ineffabile presidente della nostra Federazione viene indagato per non aver fatto giocare due promettenti ragazzini sardi di neanche 13 anni ai campionati di categoria. Cosa possonoa ver combinato di così grave due bimbi è un mistero, il comportamento è la simpatia sono tipiche del mondo del tennis. E non è un complimento.

 

C come Capdevile. Peccato che non lo conosca nessuno, a lui dobbiamo il ritorno nella serie A di Davis. Il cileno è il numero 134 del mondo e si vede, non mette una palla dall’altra parte della rete neanche per scommessa. A lui tutti i nostri sentiti ringraziamenti.

 

D come Djokovic. Che prima o poi dovesse diventare il numero uno c’erano pochi dubbi. Che lo facesse con questa rapidità e disintegrando due mostri come Federer e Nadal non lo credeva possibile nessuno. Dopo settembre decide che può bastare e si gode i frutti di nove mesi irripetibili. Rovina tutto (ma no) accettando l’invito per andare alla trasmissione di Fiorello.

 

E come Erba. Per la prima volta un giocatore italiano vince un torneo sul “sacro suolo”. Il torneo è quello di Eastburne – un filino meno prestigioso di Wimbledon – ma Seppi meritava questo riconoscimento. L’erba regala anche il torneo di ‘S-Hertogenbosch alla Vinci, brava anche lei.

 

F come Francesi. I nostri cugini si lamentano e hanno il finalista del master (Tsonga), uno dei rovesci più belli mai visti sui campi da tennis (Gasquet), un prodigio atletico che staziona nei primi quindici (Monfils), e il numero 12 del mondo (Simon). Che dovremmo dire noi che ci accontenteremmo di Llodra?

 

G come Gasquet. A 9 anni è già sulle copertine di “Tennis Magazine”. Non vuol dire niente ma fa impressione. A 18 infligge una delle quattro sconfitte dell’anno a Federer. A 23 viene squalificato per aver preso della cocaiona (che è assurdo) e dice in giro che l’ha presa baciando una sconosciuta in discoteca (suvvia…). Finalmente un anno da totale comprimario. Non è il primo e non sarà l’ultimo a sprecare il proprio talento.

 

H come Hotel. Sempre di gran lusso per i primi dieci. Già un po’ meno pretenziosi per i primi 50. Da dimenticare per tutti gli altri. Sono le sole cose che dei ragazzi tra i 18 e i 28 vedono insieme ai campi di tennis. E pensare che c’è gente che li invidia, questi tennisti.

 

I come Italia. Siamo tornati nel World Group, cioè nella serie A di Davis. “Gran successo” urlano a sinistra. “Brava la federazione” rispondono a destra. Meglio non rovinare la festa ricordando che la Davis non conta nulla e che abbiamo battuto il Cile, una squadra che non aveva nessun giocatore tra i primi 100.

 

K come King, il re. Al secolo Roger Federer. Il 2011 è il primo anno, dal 2002, in cui non riesce a vincere uno slam. Si consola vincendo il master, un torneino che si gioca tra i migliori 8 del mondo. Il 2012 rischia di essere l’ultimo anno per il miglior giocatore di tutti i tempi. Almeno a voler dar retta ai risultati, al gioco, allo stile, ai colpi, al tennis…

 

L come Li Na. La Cina è vicina, per la prima volta una ragazza dell’impero celeste vince un torneo della Slam, battendo in finale a Parigi la nostra Schiavone. La ragazza è sveglia e subito dopo la vittoria ha cambiato l’allenatore. Che è anche il marito, anzi era. Li Na anticipa un’invasione che non è proprio alle porte ma che arriverà anche nel tennis.

 

M come Murray. Questo benedetto ragazzo dovrebbe decidersi a vincere questo dannato slam prima o poi. Nel 2011 si è trovato di fronte un alieno come Djokovic in Australia, ma ci ha messo molto del suo sia a Wimbledon che a New York. Il 2012 potrebbe essere l’anno buono. Ma dovevano esserlo anche il 2009, il 2010, il 2011… Non si può continuare così

 

N come Nadal. Ha 25 anni e sembra averne mille, gli fanno male la spalle, il tendine, gli addominali, il braccio, la vita. E’ da secoli che non ne può più né di suo zio Toni né di tutto il resto. Riesce lo stesso a vincere Parigi e a fare una spaventosa quantità di finali, lì trova Djokovic e si smarrisce. Povero Rafasito, speriamo riesca presto a godersi la vita.

 

O come Ostilità. Alcuni sostengono che dietro la facciata di complimenti e smancerie ci siano dei veri e propri odii che neanche ai tempi di Connors e McEnroe. Più verosimile che, dati i tempi, i giocatori siano chiusi in palle di vetro e finita la partita non sappiano nulla l’uno dell’altro. Difficile provare emozioni per qualcuno che vedi per tre o quattro ore al mese.

 

P come Parigi. Nella ville lumière si gioca la partita dell’anno. Per 4 ore Federer e Djokovic alternano bordate pazzesche a tocchi di puro cesello e non sbagliano praticamente mai. Come sempre, quando entrambi giocano bene, alla fine vince Federer, ma conta poco.

 

Q come Qatar. Lunedì prossimo, a Doha, si comincia a fare quasi sul serio. In cambio di un torneo che merita di farsi vedere i giocatori vanno dove li porta il cuore. E qualche vagonata di soldi. L’anno scorso lo vinse Federer, quest’anno lo vincerà qualcun altro.

 

R come Record. Nadal vince Parigi per la sesta volta come Borg; Djokovic arriva a 41 partite di fila senza sconfitte come McEnroe. Federer vince il suo sesto Master come nessuno mai prima di lui. E pensare che alcuni sostengono che “i giocatori di oggi? si beh, però…”

 

S come Seppi. Unico giocatore italiano a vincere un torneo sull’erba, anzi unico giocatore a vincere un torneo Atp da tempo immemorabile, Seppi ha annunciato di voler giocare la Davis. Lo fa perché vuole partecipare alle Olimpiadi. Della Davis, com’è giusto, gli importa ben poco.

 

T come Terba. E’ forse lo scandalo di questi anni. Che a Wimbledon continuino a vincere giocatori che fanno meno di dieci volée a match è quasi intollerabile, ma fino a quando l’erba verrà tagliata così bassa è impensabile andare a rete senza essere passati dai traccianti di gente come Nadal o Djokovic.

 

W come Wimbledon. Quest’anno c’erano persino degli imprecisati “reali” di ritorno da un qualche matrimonio da rotocalco. Non basta questo per sminuire “The Championships”, le sue immangiabili fragole con panna, le code per le Doherty Gates, l’emozione alla stazione di Southfields. Ah, e le partite di tennis.

 

Z come Zingari. Il classismo non è una novità, nel dorato mondo del tennis, e a molti è venuta la puzza sotto il naso nel vedere dimenarsi i parenti del dominatore dell’anno. Che siccome viene dalla Serbia non può che essere uno zingaro. Come se fosse un’offesa.

 

 

Roberto Salerno

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