Negli stessi giorni in cui dall’ufficio Riserve dell’ex Provincia di Catania veniva emesso il parere negativo al progetto di gassificatore dei Leonardi, sul tavolo della Regione è approdata un’altra proposta per la realizzazione di un impianto di coincenerimento. La richiesta arriva dalla Rem, la società che ha realizzato un sito di compostaggio – «il più grande per il Centro-Sud», si legge sul sito dell’azienda – in contrada Milisinni, nella zona industriale di Catania. Non lontano dall’Oasi del Simeto, la stessa che si è pronunciata sul progetto di Sicula Trasporti. L’impresa di proprietà di Daniela Pisasale, 46enne condannata in primo grado a quattro anni per corruzione insieme al compagno Emanuele Caruso per le mazzette a Bellolampo, dalla scorsa primavera è amministrata da Giuseppe Santangelo e Andrea Rendo. Quest’ultimo, 40 anni, è nipote di Mario Rendo, il cavaliere del lavoro.
Obiettivo della Rem è quello di ampliare le attività dell’impianto di Milisinni, da fine 2019 autorizzato alla gestione di 230mila tonnellate all’anno di rifiuti organici e speciali non pericolosi, con l’introduzione di due nuove linee industriali. La prima finalizzata alla produzione di Css, acronimo che sta per combustibile solido secondario, la seconda utile a sfruttare quest’ultimo – tramite un processo di gassificazione – per recuperare energia termica e produrre energia elettrica. Il progetto è tarato su una capacità di 30mila tonnellate all’anno, pari alla quantità di rifiuto che la Rem si trova a gestire nel momento in cui riceve l’organico da trasformare in compost. Tecnicamente si parla di sovvalli, ovvero gli scarti derivanti dal trattamento.
«È composto per il 90 per cento da plastica biodegradabile e non – si legge nella relazione tecnica inviata alla Regione a inizio anno – Questo materiale è un vero e proprio combustibile e normalmente viene avviato in discarica, oppure a impianti di produzione Css. In entrambe le eventualità, il rifiuto è avviato in stabilimenti siti al di fuori della regione Sicilia o, come accade sempre più spesso, il rifiuto lascia la nazione. Tutto ciò costituisce un costo rilevante a livello economico per le aziende, ma – aggiunge la ditta nella relazione – soprattutto a livello ambientale. Non si può negare, infatti, che i numerosi trasporti e le notevoli distanze da percorrere per lo smaltimento di questi rifiuti aggravino pesantemente il bilancio ambientale. Da queste considerazioni, la Rem ha scelto di realizzare un impianto che possa gestire in autonomia i propri rifiuti, nell’ottica di un’economia circolare, in quanto – si legge nel documento – il bilancio complessivo, sia per quanto riguarda i trasporti che dal punto di vista energetico, si prospetta estremamente positivo».
Quella di Rem, rappresenta una «modifica sostanziale» del progetto autorizzato nel 2019. A valutare se l’impianto di gassificazione sia sostenibile dovrà essere la commissione tecnica-specialistica, ovvero l’organo indipendente che si occupa dei pareri ambientali per la Regione. Sulla carta si tratterebbe di aumentare le superfici da adibire al trattamento dei rifiuti per oltre cinquecento metri quadrati, ma soprattutto implementare tecnologie che comportano anche la produzione di inquinanti. «Nell’impianto di coincenerimento si generano fumi dovuti alla gassificazione e alla combustione del materiale in ingresso – continua la relazione -. Gli inquinanti che si stima siano presenti nei fumi sono formati principalmente da NOx (ossidi di azoto, ndr), gas acidi di combustione, diossine e furani». Per quanto riguarda la produzione di ceneri, quelle pesanti vengono quantificate in 757 chilogrammi all’ora, mentre per quelle leggere la previsione è di 190 chilogrammi all’ora.
Dal canto loro, i progettisti della Rem sottolineano come l’impatto ambientale sarebbe ridotto. «In questa tecnologia non è il combustibile solido a essere bruciato, come nelle tecnologie tradizionali di incenerimento, ma con essa viene estratto un gas (syngas) che rappresenta il vero combustibile – affermano i tecnici -. Nella combustione di un combustibile gassoso si realizzano tutti i vantaggi in termini di facilità di gestione del processo, riduzione dei volumi complessivi e di aria necessaria, e di emissioni di inquinanti molto ridotte». Vantaggi a cui si aggiungerebbe, per la ditta proponente, anche la bonifica delle coperture in amianto dei fabbricati oggetto dell’ampliamento. La modifica all’impianto, secondo Rem, «non presenta criticità ambientali significative che possano alterare in maniera sensibile» le aree protette. Oltre all’Oasi, anche la zona speciale di conservazione Foce del Simeto e Lago Gornalunga e la zona di protezione speciale Biviere di Lentini.
Posizioni per loro natura di parte che adesso saranno esaminate dalla Regione e non solo. Nella lista delle amministrazioni potenzialmente interessate al progetto compaiono oltre una ventina di nomi. Tra cui la Srr Catania Area Metropolitana, chiamata a esprimersi sul parere di compatibilità con il piano di gestione dei rifiuti. Sul punto, nel 2019, la commissione tecnica-specialistica (Cts) guidata da Aurelio Angelini – nell’ambito della verifica di ottemperanza delle prescrizioni disposte dalla precedente Cts per la realizzazione del sito di compostaggio – aveva evidenziato che «irritualmente sono stati rilasciati due pareri istruttori conclusivi per la stessa procedura. (Nel secondo) si evidenzia in particolare la cancellazione di alcune rilevanti prescrizioni, come quella relativa alla conformità della proposta progettuale al piano d’ambito e alla conseguente acquisizione da parte della ditta del nulla osta preventivo della Srr». Versione, quest’ultima, smentita da Rem a settembre scorso con una nota in cui ricostruisce la vicenda in maniera differente.
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