In un mondo giornalistico in cui le vie tradizionali sono sempre più inaccessibili qual è il futuro di chi vorrebbe fare – e bene – il giornalista? In particolare, se un freelance italiano scrive articoli o realizza reportage e inchieste esiste un mercato reale in Italia in cui immetterli? Current, Wilder, Freereporter a confronto: i rispettivi responsabili, Tommaso Tessarolo, Gabriele Immirzi e Stefano Valentino; e la giornalista freelance Daniela Berretta, moderati dal giornalista del Tg2 Roberto Chinzari, ne hanno parlato con il pubblico, durante il seminario “Fare il giornalista, un altro modo è possibile”, organizzato nella suggestiva Sala dei Notari di Perugia.
Le strade da percorrere sembra portino il più delle volte in territorio straniero. Con una battuta infatti rompe il ghiaccio Immirzi: «Un altro giornalismo è possibile? Sì, ma all’estero». Per fortuna c’è chi, come Tessarolo, interviene con un pizzico di ottimismo dicendo che «in Italia qualcosa si sta muovendo». Certo è importante andare all’estero per allargare la propria forma mentis «ma poi lo è altrettanto che le intelligenze tornino e mettano a frutto le idee» che nel nostro Paese altrimenti arriverebbero con qualche anno di ritardo.
Durante l’evento sono stati raccontati la genesi e lo sviluppo di ognuna di queste realtà coinvolte, puntando di sicuro lo sguardo sulle barriere che pone l’informazione di oggi e sui metodi finalizzati ad abbatterle. Infatti il canale di comunicazione Current (progetto integrato di televisione on-line) è nato circa un anno fa «per assolvere il compito di fornire un servizio pubblico ai fruitori, più o meno giovani, che possano creare da sé anche il palinsesto che più li aggrada», spiega Tessarolo: un’idea di condivisione di video «nata ben due anni prima di Youtube – continua il direttore – ma esplosa da poco». Chissà perché?
Chiunque può inviare formati investigativi, italiani e stranieri, e può essere certo che verranno inseriti. In più lo staff di Current ma anche quello di Freereporter forniscono «guide online e tutor video-maker affinché chiunque abbia la passione di raccontare storie possa imparare le nozioni basilari per confezionare un formato godibile».
Un altro canale è rappresentato da Freereporter che è una piattaforma condivisa da freelance di tutto il mondo – i quali mettono a disposizione i propri contatti in un database unico – con l’intento di produrre e distribuire i prodotti di ogni professionista: «Un modo, per un freelance, di risparmiare tempo», ci dice Valentino. Dato che di isole felici in questo campo ce ne sono poche se non, figlia unica, Report.
Significativo anche l’intervento della freelance Daniela Berretta che ha raccontato come, dopo aver lavorato nel settore Esteri della Cnn da giornalista di desk, ad un certo punto abbia sentito l’esigenza di rendersi indipendente, diciamo di diventare “un’impreditrice di se stessa”. Orgogliosa di asserire che «un grande giornale o tv ti dà credibilità, ma allo stesso tempo ti ingabbia, così magari lo lasci per poter lavorare sul campo. E in libertà».
Infine Immirzi conclude con una metafora ironica, rimanendo in tema di percorsi, e cioè: «Menomale che le vie del Signore sono infinite». Menomale, ci sentiamo di ribadire.
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