Umberto Fabiano, da Catania a Berlino col sogno di allenare Club Italia, team della capitale si affida a lui per la risalita

Girare il mondo come stile di vita, facendo diventare punto di forza quello che per molti ragazzi siciliani rappresenta una necessaria impellenza. Umberto Fabiano, catanese doc, ha compreso che per trasformare la grande passione della sua vita in professione avrebbe dovuto muoversi: un viaggio da intendere non solo come mero arricchimento culturale, ma come strumento per professionalizzarsi, acquisire nuove metodologie di lavoro, aggiornarsi in maniera costante. È così che, a 27 anni, è stata affidata proprio a lui la panchina di una società tedesca dalla storia molto particolare: si parla infatti del Club Italia di Berlino, nato nel 1963 e da sempre un punto di riferimento sportivo e non per tutti gli abitanti provenienti dal Bel Paese che vivono nella capitale tedesca.

Fabiano è arrivato a Berlino in una fase di profondo rinnovamento. Dal settembre dello scorso anno, infatti, c’è stata una scissione: l’ormai ex prima squadra (allenata anche dall’ex Roma e Juventus Thomas Haessler) si è separata diventando Berlin United, mentre il Club Italia ha pensato di ripartire con il secondo team dalla Kreisliga. «Si tratta di un livello paragonabile alla nostra Promozione. La società  – racconta Fabiano a MeridioNews – dopo una scalata incredibile che l’ha portata fino alle soglie del calcio professionistico, ha deciso di tornare alle radici». Basta pensare solo ai risultati dunque, snaturando un club nato in primis per la comunità italiana in Germania. È così che, lo scorso anno, Mario Livolsi (originario di Favignana e imprenditore nel ramo della ristorazione) ha deciso di rifondare il progetto, difendendo il marchio e creando le condizioni ideali per la ripartenza immediata.

Campo di allenamento (Ph: Club Italia Facebook)

Un team che è italiano anche dietro la scrivania, dato che Costantino Lombardo, uno dei dirigenti, è di origine calabrese: il direttore marketing, Giuseppe Badalati, arriva invece da Adrano. L’avventura tedesca di Fabiano è iniziata in modo rocambolesco. «Dopo le esperienze nelle scuole calcio di Milan e Inter e molti tirocini in giro tra Europa, Marocco, Stati Uniti e Canada, è arrivata l’opportunità in Germania. La mia ragazza – racconta Fabiano –  lavorava già a Berlino: è stata lei ad avere la segnalazione di una squadra dalla storia importante che cercava allenatori per risalire. Il colloquio con Li Volsi è stato molto lungo e proficuo e, alla fine, hanno scelto di puntare su di me». Si parte dunque dai dilettanti, ma con un livello organizzativo e infrastrutturale elevato, inimmaginabile alle nostre latitudini. «Qui è come trovarsi nel paese dei balocchi. La squadra mi segue, tutti i ragazzi sono attentissimi, dotati di cultura del lavoro e grande attenzione».

«La mia attività – ammette – può essere gestita nella sua interezza tramite una App. Ho la possibilità di condividere con i dirigenti modalità di allenamento, inserire la formazione, le convocazioni e stabilire gli orari. Ci sono cose – scherza Fabiano – che ovviamente i calciatori non possono vedere. Questo livello di tecnologia, però, mi facilita molto». Le strutture, condivise con un altra società, sono all’avanguardia. Unica difficoltà, per adesso, il tedesco: «I primi giorni sono stati problematici: sto studiando in maniera intensiva e per adesso alleno in inglese – conferma Fabiano – cercando di inserire più vocaboli possibili nella loro lingua». Le prime due amichevoli sono andate molto bene, con un rotondo 6-1 allo SF Kladow II e un 3-2 sullo FC Spandau 06 II. 

Berlino è l’ideale per un ragazzo di neanche 30 anni. «Associo questa città alla libertà. Ogni giorno ci sono un innumerevole numero di eventi: è un vero e proprio crogiolo di culture diverse, un luogo dove ogni giorno possono aprirsi mille possibilità». Da qui l’ovvia considerazione: «Catania? È il luogo del cuore, dove ho gli affetti più cari e la famiglia. È normale provare a volte nostalgia e tristezza – conferma – ma spostarsi al momento è quasi impossibile. Chi ci arriva, solitamente, rimane. A Berlino – ricorda il giovane tecnico – si può crescere di continuo, ciò che in Sicilia non si può fare. A 27 anni nell’Isola ci sono tante porte bloccate: la mia, invece, è l’età perfetta per programmare il futuro, senza limiti». Un ultimo appunto sugli obiettivi di una stagione che sta per spiccare il volo: «Sarà un campionato con squadre attrezzate ma vogliamo lottare per la promozione, ci proveremo con tutte le nostre forze».

Giorgio Tosto

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