Un’esecuzione spietata sulle note di Volare. I sicari eseguono gli ordini del mandamento di Santa Maria di Gesù sotto gli occhi attenti dei capimafia che in macchina, in disparte, seguono lo spettacolo. Prima la disperata fuga della vittima, Salvatore Sciacchitano detto Mirko, 29 anni, poi i colpi di pistola dei quattro killer. Subito alle gambe, per impedirne la fuga. Infine il colpo di grazia alla testa. Un’esecuzione in piena regola secondo la tradizione di Cosa nostra. Sotto lo sguardo attento dei boss che canticchiano, quasi per spezzare la noia, le parole della famose canzone volare, storpiando persino le parole. Il capomafia Salvatore Profeta dice «Volare oh oh, cantare oh oh…».
Una morte degna di un boss perché Sciacchitano meritava una punizione esemplare. Plateale. I carabinieri, che hanno eseguito sei fermi nell’ambito dell’operazione Torre dei diavoli, hanno ricostruito tutte le fasi del delitto, portato a termine il 3 ottobre scorso. La colpa del 29enne era di aver partecipato solo poche ora prima in compagnia di Francesco Urso, al ferimento di Luigi Cona, legato alla famiglia di Santa Maria di Gesù. Le immagini delle telecamere di sorveglianza sparse nella città riprendono la partenza della Fiat Panda rossa, utilizzata dai boss per raggiungere il luogo dell’agguato, alla Guadagna, tra via della Conciliazione e via della Concordia. Nei frame finali si possono vedere distintamente anche le fasi concitate dell’omicidio con il disperato tentativo di fuga di Sciacchitano e l’inseguimento dei killer.
Un’esecuzione curata fin nei minimi dettagli perché fosse da monito non solo per i responsabili della precedente sparatoria, ma anche per chiunque altro avesse intenzione di ribellarsi ai voleri dalla famiglia. In quella occasione, ai killer vengono date istruzioni molto precise su come comportarsi: dal non portare con sé cellulari al colpire la vittima prima alle gambe «per impedirne la fuga» e poi il colpo di grazia.
Secondo la ricostruzione degli investigatori i mandanti dell’omicidio sono Natale Giuseppe Gambino e Salvatore Profeta, mentre gli esecutori dell’agguato Francesco Pedalino, Antonino Profeta, Gabriele Pedalino e Domenico Ilardi. A supporto del gruppo di fuoco Lorenzo Scarantino. Successivamente al delitto, Francesco Urso, per sfuggire alla stessa sorte toccata a Sciacchitano, ha cercato rifugio nel Nord Italia.
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