«L’omicidio di Aldo è una vicenda suscettibile di sviluppi e sono emersi nuovi fatti della massima importanza». La ha detto Rosario Naro, colonnello dei carabinieri, padre del giovane medico nisseno Aldo Naro, ucciso durante una rissa scoppiata nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 2015 nella discoteca Goa di Palermo. Il riferimento è alla deposizione resa da uno dei buttafuori della discoteca, Gabriele Citarrella, che a luglio è stato sentito come teste dal Tribunale monocratico nel processo che vede imputati per rissa aggravata e favoreggiamento Antonino Basile, Francesco Troia – entrambi buttafuori del locale – e Massimo Barbaro, uno dei proprietari. Altri processi si sono conclusi o sono in corso. Citarrella ha ammesso di avere partecipato all’aggressione colpendo il giovane medico con un calcio, ma di averlo colpito solo nelle natiche. Il teste aveva spiegato di avere anche ammesso alcuni fatti quando era stato interrogato durante le indagini preliminari, ma di non essere mai stato incriminato. Citarrella aveva inoltre riferito che a fine serata i buttafuori furono convocati al centro della pista dal responsabile della sicurezza, Franco Meschisi, il quale ordinò loro di non far trapelare che era stato uno di loro a dare origine al parapiglia, in quanto alcuni addetti alla sicurezza lavoravano in nero. I legali di parte civile della famiglia Naro, gli avvocati Salvatore Falzone e Antonino Falzone avevano chiesto al teste come mai non avesse riferito nulla e Citarella ha risposto: «Per paura, era gente poco raccomandabile. Ho avuto paura di ripercussioni per me e per la mia famiglia», riferendosi ai buttafuori abusivi presenti quella sera al Goa. Il processo riprenderà venerdì 7 settembre.
(Ansa)
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