Al cinema De Seta un turista non si vede manco a cercarlo col binocolo. Non ci vanno neanche gli universitari, che spesso nemmeno lo conoscono e per i quali comunque i Cantieri Culturali alla Zisa restano difficili da raggiungere. Di palermitani, poi, se ne vedono pochi: certamente la classe intellettuale della città vi si reca, e neanche troppo in realtà, ma le tracce degli abitanti del quartiere restano pressoché invisibili. Un vero peccato per uno spazio bellissimo e che potrebbe significare molto per la vita culturale di Palermo, sul quale però i rimpianti cominciano ad avere la meglio. «Il De Seta è sfruttato manco per la metà delle potenzialità che ha, e se regge è grazie alle associazioni che ci mettono l’anima».
A sostenerlo è Francesco Guttuso, una vita immersa nel cinema e negli ultimi anni montatore dei film di Franco Maresco, nonché socio dell’associazione culturale Lumpen. Nata a Palermo nell’ottobre del 2014 dal gruppo di lavoro che si è consolidato con la realizzazione del film Belluscone una storia siciliana, l’associazione si batte per la promozione, la diffusione e la salvaguardia della cultura cinematografica. E negli anni ha organizzato apprezzatissime rassegne annuali, spesso in collaborazione con la prestigiosa Cineteca di Bologna. Convivendo ormai quotidianamente coi problemi irrisolti del De Seta.
Il primo, che però appare immutabile, è la conformazione architettonica dello spazio, diciamo così fantasiosa, che rende difficoltosa la visione dalle ultime file. Ma questo è il primo impatto. Arrivarci, al De Seta, non è per tutti semplice. «Basti pensare che non c’è una navetta che ti porta dal centro a quelli che sono i Cantieri Culturali della città – segnala Guttuso -, l’unico autobus che fa un tragitto del genere è il 106 che dal Politeama si ferma tra l’altro a piazza Principe di Camporeale, quindi manco a ridosso degli spazi. E ne passa almeno uno ogni 40 minuti». Molti poi sono i problemi tecnici. Ad esempio può capitare che manchi anche la pellicola: un paradosso irreale per una sala cinematografica. «Quando abbiamo proiettato Il ritorno di Cagliostro per omaggiare la morte di Pietro Giordano – racconta ancora l’operatore culturale – abbiamo affittato la pellicola dalla Cineteca nazionale per poi scoprire che era molto scura. Quindi abbiamo dovuto proiettare il file in dvd, con la pellicola che ci guardava».
Un’altra questione, anche questa atavica e sollevata più volte dalle tante associazioni che contribuiscono a tenere in vita l’unico cinema comunale, è quella del mancato supporto economico da parte della giunta. L’associazione Lumpen ha usufruito di qualche contributo dal Comune, ma «più che altro ha acquistato qualche nostro progetto, come quello sul jazz al Teatro Biondo, per il resto la rassegna annuale che facciamo è autofinanziata». Qualche dubbio anche sull’accordo relativo allo sbigliettamento. Se si decide di chiedere agli spettatori un ticket d’ingresso le associazioni devono poi versare al Comune una sorta di canone d’affitto. Con una formula che appare inusuale. «Il Comune non chiede soldi, ma il corrispettivo di quello che dovrebbe costare l’utilizzo della sala in compensazione di eventi. Se facciamo un evento a pagamento al De Seta successivamente offriamo un evento gratuito al Comune di Palermo, che ovviamente è a nostre spese». Pesa anche la mancanza di un sito, o di una pagina sui social. «Non c’è mai stata – conferma Guttuso – La gente chiede a noi di Lumpen o a Sudtitles se facciamo qualcosa al De Seta».
E l’idea di un direttore artistico al De Seta, lanciata dall’assessore alla Cultura Andrea Cusumano? «Tra coloro che fanno attività culturali, e specialmente cinematografiche, a Palermo c’è un’ottima collaborazione: ci scambiamo le date, ci coordiniamo, quindi il problema che possa arrivare un direttore artistico per così dire padrone non credo che possa avvenire». Intanto a MeridioNews Cusumano annuncia le prossime novità: possibilità di sbigliettamento per tutti e un portale unico per gli eventi culturali. Che vengono salutate positivamente da Guttuso. «Questi sarebbero i primi passi in avanti dopo anni – dice – Ma i problemi cronici rimangono. Per mesi il De Seta venne bloccato proprio a causa dell’assenza delle infrastrutture. Una volta abbiamo comprato, facendo anche una raccolta fondi, un pezzo per il videoproiettore. E non c’è stata neanche la possibilità di un rimborso, perché altrimenti avremmo dovuto aspettare l’iter del Comune e chissà quando sarebbe arrivato. È impensabile che non solo le spese ordinarie del cinema De Seta sono a carico nostro, ma pure quelle straordinarie».
Di fronte ai piccoli e grandi disagi quotidiani, però, rimane la passione e la voglia di offrire cinema di qualità e a prezzi popolari. «A ottobre lanceremo la rassegna annuale – aggiunge Guttuso – sempre con la Cineteca di Bologna, promuovendo il cartellone di mese in mese. Finché c’è un pubblico noi andiamo avanti, anche se ci rimettiamo. E poi c’è Franco (Maresco … ndr) che è uno dei pochi intellettuali che hanno scelto di rimanere in città, e dunque in un certo senso sfruttiamo la sua figura per continuare le nostre attività».
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