Tutti contro Beppe Grillo. Tutti al servizio del potere?

 

Un’avversione così estesa e compatta del sistema dei media nei confronti di una forza politica – parliamo dell’assalto furibondo al Movimento 5 Stelle – è difficile da rintracciare nella storia repubblicana. Le poche irruzioni di movimenti e partiti non tradizionali sono sempre stata controllabili.

Forza Italia al 21% nel 1994 fu il volto nuovo di un blocco politico esistente e a quel tempo impresentabile. Un conglomerato mediatico sceso in campo per supplire alla demolizione dei suoi riferimenti tradizionali divenne esso stesso blocco politico.

Qualcosa di simile a quello che avviene oggi si ebbe con i Radicali alle europee del 1999. L’8,5% che diveniva 16% nel Nord est e Nord ovest del Paese suscitò parecchie paure. Sul tritacarne finì Emma Bonino presentata a reti unificate non come leader di quel movimento,. ma come strumento o “protesi” nelle mani del suo padre politico: Marco Pannella.

Quello che accade oggi al Movimento fondato da Beppe Grillo è più grave e più grande. Per i Radicali il successo alle elezioni europee fornì ai loro avversari il tempo per correre ai ripari. Gli errori commessi, il terzaforzismo dialogante, relegarono un anno dopo i Radicali al 3% e due anni dopo li posero fuori dalle Camere. Per i 5 Stelle entrati in Parlamento al tempo delle vacche magre e di un’avversione alla politica con pochi precedenti, la reazione è apocalittica.

Mentre nessuno si occupa delle loro proposte politiche, tutti si preoccupano dei mal di pancia di alcuni senatori o deputati grillini.

Nel ventennio che abbiamo alle spalle gli agglomerati dei media si sono fronteggiati, con qualche lodevole eccezione, a difesa dei colori di riferimento.

Durante questa rappresentazione abbiamo avuto la percezione che anche in Italia l’informazione svolgesse il suo ruolo di sentinella, certo non troppo vigile, né troppo autonoma, della democrazia.

Immemori che in qualunque Paese l’assenza di opposizione vulnera in modo irreparabile le istituzioni, il sistema mediatico italiano, anche con i nuovi ingressi di Sky, La 7 e buona parte dell’informazione online, si è incaricato di novellare la vicenda 5 Stelle come un epidemia da scacciare con pire in piazza, autodafé, esorcismi e scomuniche.

Invece di passare in rassegna i comportamenti aristocratici, corporativi e privilegiati che, sull’onda dell’indignazione, ha trasformato il M5S nel primo partito italiano, si occupano dei malpancisti. Invece di preoccuparsi dell’ondata di suicidi per disperazione che sta insanguinando il Paese, squadroni di giornalisti corrono dietro agli eletti a 5 Stelle per immortalarli dormienti in treno, con la macchina in divieto di sosta, su un’auto blu di servizio, in prima classe invece che in bicicletta.

Da oltre vent’anni si fa simonia delle istituzioni riempiendole di fedelissimi e baciapile, ma tutto sembra dimenticato. Mentre l’uomo più potente del mondo, il Presidente degli Stati Uniti, ha uno stipendio di 270 mila euro l’anno, un burocrate nostrano, in compagnia di alcune migliaia di altri, percepisce 90.000 euro mensili di pensione nella completa quiete informativa.

Si urla contro il Porcellum, ma non si lancia nessuna campagna. Si scrive contro l’esorbitante costo della politica italiana, ma si tace sul truffaldino disegno di legge sui rimborsi elettorali preparato dal Governo per estorcere, nel silenzio della stragrande maggioranza dei contribuenti, una cifra di gran lunga maggiore all’attuale

Il sistema dei media ricordi che le maggioranze così vaste non hanno combinato mai niente di buono e se ora osannano con il silenzio o il clamore questo Governo, rammentino che la cosiddetta legge bavaglio ipotizzata da Berlusconi aveva trovato salde e robuste sponde anche nel centrosinistra.

Stiano attenti. A chi troppo acconsente si pensa di far digerire ogni cosa.

Inseguire la finta lepre dei 5 Stelle, invece di andare a caccia dei mali del Paese è forse quello che i nuovi padroni vogliono: corridori da cinodromo, invece che implacabili e liberi segugi.

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Aldo Penna

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