Turismo: promesse 150 crociere, ne arrivano 66 Catania bene comune: «Un modello insostenibile»

«Nel 2016 ci sarà un vero boom, con più di 150 approdi». Parola del sindaco di Catania Enzo Bianco che, alla fine del 2015, annunciava un anno pieno di crociere al porto di Catania nell’anno adesso in corso. La stagione crocieristica, però, sta per iniziare e delle 150 navi promesse dal primo cittadino c’è giusto l’ombra. Perché il calendario ufficiale, aggiornato al 15 marzo, parla di 66 imbarcazioni da aprile a dicembre. La prima è prevista per il 21 del prossimo mese, quando – alle 7 del mattino – arriverà nel capoluogo etneo una imbarcazione della Costa crociere, una delle più grandi previste nei prossimi nove mesi, con 2260 posti. Quello che non è possibile sapere, però, è quanti di questi saranno occupati da passeggeri. Era proprio l’assenza di questi ultimi uno dei problemi sottolineati dagli esercenti della Vecchia dogana prima di chiudere i battenti. «La struttura doveva servire per i crocieristi, ma la loro assenza ha decretato una parte del fallimento di un modello di per sé sbagliato», sostiene Matteo Iannitti, di Catania bene comune, che nei giorni scorsi ha denunciato lo stato della struttura di via Dusmet, di proprietà dell’Autorità portuale.

A immaginare che tutte le navi siano piene, in base al calendario aggiornato questa settimana, in tutto il 2016 arriveranno a Catania 106mila e 781 persone. Ben lontane dalle 250mila garantite dall’amministrazione comunale. Per arrivare a quelle cifre, supponendo che arrivino all’ombra dell’Etna solo crociere con duemila turisti ciascuna, all’elenco già stilato dovrebbero aggiungersene più del doppio. «Il turismo crocieristico sta vivendo a Catania una straordinaria stagione», diceva il primo cittadino un anno fa, parlando di 200mila viaggiatori dentro alle 52 navi approdate. Dentro a ciascuna, quindi, avrebbero dovuto esserci quasi 3850 persone. Un numero enorme se si considera che l’imbarcazione di questo genere più grande al mondo, la Oasis of the seas della   Royal Caribbean, può ospitare 6360 passeggeri

Ad aprile e dicembre sono previsti un solo approdo per mese, a maggio dieci, a giugno e settembre 12, a luglio e ottobre nove, e ad agosto otto. Ma l’elenco è in continuo aggiornamento: rispetto al mese scorso, per esempio, tre crociere della Holland american line da 1848 persone ciascuna – previste per luglio, agosto e ottobre – sono saltate. Mentre se n’è aggiunta una nel mese di giugno: venerdì 3 approderà, alle 8 del mattino, la compagnia Windstar sail cruises, con la sua capienza massima di 386 passeggeri. Ripartirà, come quasi tutte le imbarcazioni che approderanno nel capoluogo etneo, dieci ore dopo, alle 18.

Permanenze migliori non possono vantare i porti di Messina e Palermo, in cui a volte le crociere si fermano per poco più di un’ora. Nel Messinese, però, le navi hanno cominciato ad arrivare da gennaio e ne sono previste, per tutto l’anno, 182. Situazione simile a quella del capoluogo di regione, in cui dovrebbero arrivare 168 barche turistiche. «Il paragone con le altre realtà siciliane fa emergere tutti i limiti del porto di Catania», afferma Matteo Iannitti. «Questi dati si sommano alla trasformazione della Vecchia dogana in una discoteca». Un locale notturno che chiude quasi la metà della struttura pensata come centro enogastronomico delle eccellenze siciliane e in cui gli imprenditori che ci avevano investito facevano affidamento proprio su chi sarebbe dovuto arrivare via mare.

«Non è quello delle crociere il modello di turismo su cui investire – prosegue Iannitti – Dobbiamo credere nel turismo di valore, quello che resta in città e si ferma qui, a scoprire le nostre bellezze». E non, invece, «su chi si ferma per un attimo e poi fugge da un’altra parte. In questo momento, comunque, c’è una crisi sia nell’uno sia nell’altro settore». Eppure proprio due giorni fa Skyscanner, il motore di ricerca dedicato ai viaggi, aveva diffuso la notizia che Catania è la terza città più ricercata dagli italiani che vogliono partire, dopo Londra e Amsterdam ma prima di Parigi e Barcellona. «Lo sviluppo turistico della città – replica Iannitti – lo si misura sulle effettive presenze nelle strutture alberghiere e sull’affluenza ai siti turistici». Cosa diversa dalle ricerche su un portale che promuove biglietti aerei. «Ma siamo pronti a festeggiare gli obiettivi raggiunti – conclude l’esponente di Catania bene comune – Quando l’amministrazione e le associazioni di categoria ci forniranno i dati reali su Catania».

Luisa Santangelo

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