Sul podio delle mete più ambite dagli amanti del turismo enogastronomico c’è la Sicilia. L’Isola, nel 2017, ha infatti accolto il 13 per cento degli amanti dei prodotti di qualità che ricercano la sostenibilità alimentare, classificandosi seconda dopo la Toscana e precedendo la Puglia. A rivelarlo è il primo rapporto sul turismo enogastronomico italiano, risultato dello studio condotto dall’Università degli studi di Bergamo e dalla World Food Travel Association.
Secondo le ricerche, un italiano su tre ha svolto almeno un viaggio motivato dall’enogastronomia negli ultimi tre anni. Quello che il turista cerca in Sicilia sono cibo locale, mercati e food truck. «Il turista cerca nell’enogastronomia un’opportunità di conoscenza e contatto con la cultura di un territorio – spiega Roberta Garibaldi, coordinatrice dell’osservatorio che ha promosso la ricerca -. Organizza il suo viaggio affidandosi al web. Si sente più coinvolto, vuole sperimentare l’enogastronomia a 360 gradi». Ma cosa offre l’Isola? Questi i dati dello studio: sono 32 i prodotti a indicazioni geografica (Ig), cioè quei prodotti tipici per cui esiste di fatto un collegamento con il territorio che ne implica la non riproducibilità. Sul versante vini, invece, i prodotti Ig del territorio sono 31. Con Le strade del vino e dei sapori si intendono invece gli itinerari turistici nati con legge nel 1999 per valorizzare le terre di produzione dei più noti vini italiani tra natura, passeggiate, cantine e degustazioni: in Sicilia ce ne sono sono 12, con l’Isola che è superata solo dall’Emilia Romagna, dal Veneto e dalla Toscana.
Riguardo alla ristorazione d’eccellenza, tra i ristoranti segnalati nelle principali guide solo 28 sono siciliani, la metà di quelli toscani e un quarto di quelli lombardi. Quello che piace dell’Isola è, quindi, la presenza di prodotti agroalimentari e vinicoli di qualità, l’attenzione verso prodotti biologici e strutture ecosostenibili. «Le nuove tecnologie stanno modificando profondamente la nostra esistenza, ma la risorsa umana rimarrà l’elemento centrale e richiederà nuove competenze trasversali e adeguata formazione – conclude Garibaldi -. Salvaguardare l’autenticità di questo patrimonio sarà una delle sfide del futuro per le destinazioni turistiche che vogliono puntare su questo elemento per differenziarsi e trovare un vantaggio competitivo sul mercato».
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