Turismo, ecco come farne una leva di sviluppo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una interessante analisi su un settore che per l’Isola potrebbe essere strategico

di Marida Giordano

“Osare il recupero economico di questa terra anche passando dal TURISMO”.

Siamo abituati a sentire da sempre dissertazioni di tipo accademico sulla fenomenologia di una disciplina “il turismo” che come tutti ben sappiamo è per necessità del suo stesso esistere, trasversale ad ogni settore del vivere quotidiano, ragion per cui, non intendo fare premesse contestuali, né analisi territoriali o comunque analisi del fenomeno, mi permetto piuttosto, di parlare di metodologia, al fine di spingere chi governa in questo momento la mia terra, alla riflessione.
In realtà, faccio una breve premessa, io non attribuisco tutti gli errori della gestione di questo delicato settore a questo Governo, ammetto però che in questo crescendo di incompetenze settoriali, il turismo è sprofondato nel baratro e vivacchia per quelle innate potenzialità naturali e culturali delle quali quest’isola è meravigliosa detentrice.

Usando una metafora linguistica, tanto cara ai nostri governanti, dico che il turismo è un insieme di “consensi” capace di coinvolgere ogni settore della dimensione quotidiana, e ogni disciplina da esso stesso intersecata, dalla psicologia alla sociologia all’economia, ponendo tra l’altro in relazione i territori e permettendone la crescita formativa e culturale, oltre che economica.
I consensi in accezione di cui parlo, partono purtroppo, dalle “stanze dei bottoni” per arrivare a caduta nei territori, quando per logica di buona democrazia e buona amministrazione dovrebbero muoversi al contrario.

Oggi si parla di “turismo dell’esperienza” e questo contempla: la conoscenza, l’interazione, il confronto e l’esplorazione, elementi che se ben coordinati, ed analizzati singolarmente, sintetizzano e promuovono il risveglio economico che necessita però a monte di competenze e professionalità manageriali e di specialisti del marketing territoriale.
Quando sento parlare di eventi non realizzati, o comunque quando si parla per pezzi scollegati, mi rendo conto che non si è compreso a fondo qual è il vero problema vissuto in Sicilia in questo settore: mancano le basi ad ogni livello sia pubblico che privato, per uno sviluppo sinergico ed integrato che accompagni la Sicilia a candidarsi come “prodotto” o meglio ancora come “destinazione turistica” in seno ai mercati nazionali ed internazionali.

La Pubblica Amministrazione, della quale peraltro faccio parte, intercettando le molteplici caratteristiche del territorio deve necessariamente, attraverso i vari Enti locali o i Comuni, che sono in questo la pietra d’angolo, mettere in atto una serie di attività multidisciplinari, diventando essa stessa piattaforma di rilancio dell’offerta, in risposta alla matura ed esigente domanda turistica dei mercati.
Penso quindi che si debba nel concreto, dare riconoscimento alle identità locali e, senza asservirle alle logiche della globalizzazione, spingere verso un riconosciuto valore economico, tutte le peculiarità della Sicilia e del suo patrimonio assolutamente inutilizzato.

Questa è la vera sfida: mettere a sistema, integrare e promuovere la fruizione del patrimonio della Sicilia, sviluppando dinamiche di competizione, che incentivino operatori economici e sociali, ad investire nell’isola.

Per fare questo occorre progettare, partendo dalle criticità, istituire una task force interassessoriale, composta dalle stesse unità di lavoro reperibili in seno all’Amministrazione (quindi a costo zero), rispondente solo a requisiti specifici professionali e curriculari (senza assegnare nuove poltrone politiche), e lavorare per gettare le premesse di una pianificazione programmata e una attività incisiva e pervasiva di promozione integrata, contrastando da subito :

• La scarsa comunicazione e informazione
• L’offerta frammentata e non sempre fruibile
• Il personale poco qualificato anche nei punti di maggiore interesse turistico
• Il turismo mordi e fuggi delle aree urbane ed extraurbane
• La fruizione spesso puramente escursionistica
• L’inesistenza di un’offerta sistemica di servizi
• Le gestioni familiari caratterizzate da improvvisazione e precarietà
• Il deficitario rapporto prezzo-qualità

Lavorare quindi a nuove leve di attrazione, mettendole in correlazione attraverso il potenziale filo conduttore più vecchio del mondo: il cibo, ( in particolare, le “nicchie” del mercato enogastronomico), nel suo appeal autonomo e come elemento integrativo del mix arte – cultura – natura. Ecco che, parlare di crisi in un settore in continua evoluzione, e non vederlo nella sua veste di stimolatore economico, è veramente anacronistico.
Il “movimento dei popoli” nelle sue vesti più disparate, è sempre costante e percepibile: è religioso, scolastico, congressuale, leisure, d’affari, sportivo, culturale, balneare, escursionistico e così via senza limitazioni.
Credo fermamente che il turismo possa ridare vitalità a questa terra e resto sempre per questo propositiva nel mio parlare, ma non amo che si continui ancora a ragionare su tecnici e tecnicismi, quando questa terra è come ben sappiamo, in ginocchio.
Non ci si può più rifare a gerarchie né a “uffici di competenza” che non dialogano fra loro e altro non fanno che generare sovrapposizioni di ruoli, né tanto meno ad ordini prestabiliti dettati dalla politica per esprimere figure rappresentative dei partiti. Oggi c’è solo l’emergenza economica, c’è la gente che non ha più il lavoro, le famiglie che si distruggono perché al loro interno non c’è più serenità e solidità economica, i giovani che hanno paura e non si sposano più e che vedono mortificare le loro professionalità, c’è il settore pubblico devastato e paralizzato, c’è la politica che ha perso la sua credibilità e c’è la fine della speranza di chi anche attraverso forme contrattuali stagionali lavorava nel settore turistico – culturale e ci contava.

Approfitto di questo scritto allora, per chiedere a tutti una presa di coscienza, per rivedere l’impostazione finora data, affinché rinasca un po’ di speranza nella gente che ogni giorno perde il proprio posto di lavoro. Rimettiamo al centro della nostra vita i valori cristiani e di carità cristiana, perché il lavoro è dignità, valutiamo seriamente l’opportunità “turismo” dando spazio a professionalità all’altezza del ruolo, ovviamente per competenza, studio, idee e capacità.
Non è più tempo di scherzare…….grazie
Marida Giordano

Redazione

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