«Qualche settimana fa sono stato in Inghilterra e ho fatto vedere a mia figlia gli emigranti italiani. Allora ho capito che forse per cambiare le cose non basta più la militanza solo nel proprio lavoro, ma arriva un momento, un’età, in cui è necessario assumersi più responsabilità». Così Goffredo D’Antona, 50 anni appena compiuti, avvocato penalista napoletano di nascita ma a Catania fin da bambino, commenta la sua disponibilità alla candidatura con la lista anti-austerity L’altra Europa con Tsipras in corsa alle elezioni europee di maggio. Unico catanese indicato pubblicamente dal comitato cittadino – che sostiene anche il nome del giornalista messinese Antonio Mazzeo -, la sua candidatura verrà adesso vagliata dal comitato nazionale insieme alle altre giunte dal collegio insulare, formato da Sicilia e Sardegna.
Come tutti gli altri candidati a sostegno del leader greco Alexis Tsipras, anche D’Antona è espressione della società civile. La sua unica carica politica risale ai tempi dell’università, come consigliere. «La mia area culturale di riferimento è sempre stata quella della sinistra chiamata oggi radicale, ma per me è sinistra e basta». Un passato da apprendista giornalista nella redazione de I Siciliani Giovani e poi la scelta di fare l’avvocato. Almeno fino a qualche tempo fa. «Ormai mi sono inventato un nuovo lavoro, io lo chiamo il mediatore giuridico», scherza ma non troppo. Un modo per dire che il 70 per cento dei suoi clienti, ai quali presta la sua esperienza gratuitamente, sono movimenti e attivisti del Catanese e non solo. Su tutti, i No Muos che si battono contro l’impianto militare Usa di antenne satellitari a Niscemi.
«Non ho mai preso tessere di partito, ho fatto politica in quello che sapevo fare – spiega – Mettendo a disposizione dei movimenti la mia esperienza e facendomi interprete dei fatti giuridici e sociali con alcuni interventi anche sui media». Tra i suoi impegni più noti ci sono il Legal team – un gruppo di avvocati che, dal 2009, vigila il corretto svolgimento di manifestazioni e cortei da parte di attivisti e forze dell’ordine -, il coordinamento degli avvocati No Muos, la petizione nazionale da quasi diecimila firme per rimuovere dalla carica di sottosegretario al ministero dellInterno Gianni De Gennaro, a capo della polizia ai tempi delle violenze del G8 di Genova.
Una vita già abbastanza impegnata, anche senza l’eventuale candidatura. «Io so solo che ieri non sono stato con mia figlia per le troppe cose da fare e sono stato male e so anche che sto togliendo tempo a un lavoro, il mio, che mi piace – racconta con semplicità – Eppure, sarà banale, ma ho dato la mia disponibilità proprio per mia figlia e per tutti quelli che oggi hanno dieci anni». Al di là delle motivazioni personali, a convincere D’Antona è stata l’ampia convergenza sul suo nome da più parti della sinistra catanese, storicamente poco unita. «Sono rimasto stranizzato e lusingato da manifestazioni d’affetto che non mi aspettavo – commenta – Quando arrivano da più parti capisci che devi assumerti qualche responsabilità in più». Ma non senza mettere qualche punto fermo: «Essere lusingato è diverso da essere vanitoso – sottolinea D’Antona – La mia vanità è già soddisfatta con il mio lavoro e quando vince il Napoli».
L’unico pensiero era forse quello dell’età. «In un primo momento avevo detto di no perché pensavo fosse meglio un candidato più giovane. Non perché adesso c’è Matteo Renzi, ma perché i 50enni in Italia non hanno mai contato niente». Troppo giovani per l’età d’oro della pensione, troppo adulti per scatenare le simpatie dei più. «Ma in ogni caso io so che non resterò deluso – spiega – La situazione sta degenerando in Europa e quindi in Italia. Se ne avrò l’opportunità, quello che mi interessa di più è girare e conoscere meglio la Sicilia e i suoi problemi. Ho la curiosità di capire, anche perché da grande voglio fare lo scrittore», conclude sorridendo.
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