La sua scheda era recentemente finita sul tavolo della commissione parlamentare antimafia per vecchie questioni che riguardavano il fratello, ma adesso c’è una nuova grana. Quella del coinvolgimento in un’inchiesta per una presunta maxi truffa alle compagnie assicurative. Il nome che MeridioNews è in grado di svelare in esclusiva è quello di Mario Tomasello, consigliere e vicepresidente della prima circoscrizione Centro, eletto in quota Articolo 4. Finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi dopo un’indagine della procura di Catania iniziata nel 2012 e proseguita per più di due anni. Sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri c’è il suo patronato per il disbrigo pratiche che, secondo quanto hanno fatto sapere i militari, è gestito anche da un’altra persona. Impigliato in questa vicenda c’è infatti anche il socio di Tomasello, un uomo di 37 anni, anche lui incensurato. Indagati, insieme ad altre due persone, a vario titolo per falsa testimonianza e associazione a delinquere finalizzata alle truffe alle compagnie assicurative.
Tomasello, eletto nella circoscrizione Centro storico con 524 voti durante le amministrative del 2013, è stato il più votato della lista di Articolo 4. Movimento politico etneo fondato dal defunto Lino Leanza e oggi guidato dai deputati all’Assemblea regionale siciliana Valeria Sudano e Luca Sammartino. Nell’inchiesta che coinvolge il consigliere della sarebbero 60 gli incidenti che gli inquirenti definiscono «sospetti». Con richieste di risarcimento danni per una cifra superiore a 500mila euro. Gli indagati, che hanno due patronati entrambi nella zona di via Plebiscito, avrebbero simulato finti incidenti. Falsi sarebbero stati anche i feriti compiacenti, che avrebbero utilizzato dei certificati medici pregressi compatibili con le lesioni da incidente stradale ma che in realtà attestavano infortuni in ambito domestico e sportivo. Nel presunto giro ci sarebbe stata anche una seconda fase. Ovvero quella che prevedeva il reclutamento di testimoni per riuscire a istruire le pratiche per le richieste di denaro a titolo di risarcimento. I soldi alla fine, secondo gli inquirenti, sarebbero stati suddivisi tra i vertici dell’organizzazione – uno di questi sarebbe stato Tomasello – e gli altri protagonisti della vicenda.
Nei patronati coinvolti in questa storia l’attività di disbrigo pratiche non si è interrotta. Nella sede di via Santa Maria della Catena il giorno dopo l’operazione c’è la solita fila di persone in attesa. Appeso sul muro c’è il manifesto elettorale di Tomasello con il logo rosso del movimento politico. In quel Caf il consigliere risulta essere il responsabile dell’infortunistica stradale. Presidente è invece il rappresentante della circoscrizione Librino-Zia Lisa, Lorenzo Leone. Il politico, che in questa vicenda non risulta essere indagato, è finito anch’egli al centro delle valutazioni della commissione antimafia a causa del fratello Gaetano, ritenuto un esattore del pizzo della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano.
Il consigliere di Articolo 4 invece, conosciuto per le strade di Catania con il soprannome di Poiatti, per il suo passato da rappresentante della nota azienda alimentare di Santa Venerina, era finito tra i politici citati dalla prefetta Maria Guia Federico in commissione antimafia per la parentela con il fratello Massimo Carmelo Tomasello, deceduto ormai da qualche anno ma secondo gli inquirenti vicino alla cosca di Cosa nostra di Nuccio Mazzei. Anche lui nell’ambiente giudiziario era conosciuto con l’appellativo di Poiatti. Un nome noto a investigatori e magistrati per il coinvolgimento in diverse inchieste sui Carcagnusi. Dall’operazione antimafia Vega del 2003 fino al 2009, quando il suo nome finisce nei fascicoli delle operazioni Abisso 2, Plenum e Maremonti 2.
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