Truffa e falsa testimonianza, a processo Tomasello Il candidato pro-Bianco con la passione per il Caf

A processo per associazione a delinquere finalizzata alle truffe alle assicurazioni, truffa alle assicurazioni e falsa testimonianza. Prossima udienza: fine giugno 2018, di fronte alla seconda sezione penale del tribunale di Catania. Il curriculum giudiziario è quello di Mario Tomasello, vicepresidente uscente della prima municipalità di Catania e candidato al Consiglio comunale in Catania 2.0, lista a sostegno del sindaco Enzo Bianco patrocinata dai due colossi democratici Luca Sammartino e Valeria Sudano. È con un processo in fieri che Tomasello, quindi, tenta la scalata a Palazzo degli elefanti dalla parte del primo cittadino uscente. Lo stesso che nei giorni scorsi, nel corso della partenza ufficiale della sua campagna elettorale, arringando contro lo sfidante del centrodestra Salvo Pogliese, aveva detto dal pulpito: «È da irresponsabili candidarsi con un processo in corso». 

Secondo quanto appreso da questa testata, a Tomasello sono contestati fatti che vanno dal 2012 al 2014. Per due accuse di truffa antecedenti a quel periodo (entrambe del 2010), sarebbe scattata la prescrizione. Con riferimento al biennio successivo, invece, la procura gli contesterebbe tre truffe differenti e un quarto caso in cui lui sarebbe stato, secondo l’accusa, un testimone disposto a dichiarare il falso. Per il reato più grave – l’associazione a delinquere – la prescrizione dovrebbe arrivare nel 2021. Il dibattimento, nelle aule di piazza Verga, è ancora alle fasi iniziali. Nonostante alcune udienze si siano già svolte e altre siano già in calendario, diversi difetti di notifica rallentano lo svolgimento del procedimento giudiziario.

Di Tomasello, detto Poiatti, questa testata si è occupata in più di una circostanza. La prima volta svelando il suo arresto, a novembre 2016, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti falsi incidenti stradali che avrebbero portato a richieste di risarcimento danni per oltre 500mila euro. A occuparsi del disbrigo delle pratiche per gli scontri «sospetti» sarebbe stato Tomasello – indagato insieme ad altre persone – tramite il suo Caf (Centro di assistenza fiscale) in via Santa Maria della Catena, quello in cui lui, all’epoca dei fatti, risultava responsabile del settore infortunistica stradale. Sempre dalla sede del Caf nei pressi di via delle Medaglie d’oro arriva il secondo scandalo che ha coinvolto Tomasello: il servizio esclusivo di MeridioNews sulle richieste di voti per le Politiche 2018 proprio all’interno della struttura, a margine di una richiesta di informazioni sulle pratiche per l’ottenimento del bonus bebè. In quella circostanza, le «cortesie» richieste da parte della moglie di Tomasello e dello stesso Tomasello erano due: votare il Partito democratico (a sostegno di Valeria Sudano) alle elezioni del 4 marzo e, successivamente, ricordarsi di scrivere il nome giusto ai «primi di giugno, che è più importante».

Dopo quell’approfondimento, il Movimento cristiano lavoratori – di cui quel Caf porta l’insegna – aveva revocato alla gestione riconducibile a Tomasello la convenzione, negandogli l’accesso al sistema informatico tramite il quale portare avanti le pratiche. Tant’è che, allo stato attuale, quella non figura più tra le sedi accreditate da Mcl e segnalate sul sito ufficiale dell’impresa. Le insegne, secondo quanto si apprende, avrebbero dovuto essere rimosse. A passare da quella strada, però, la distanza tra il Caf e il politico non è del tutto evidente: la bottega accanto e il muro a lato sono stati tappezzati, all’inizio di maggio, di manifesti elettorali che ne raccontavano il rinnovato impegno politico

Il consigliere di quartiere era poi finito in mezzo a un lungo discorso della ex prefetta Maria Guia Federico. La rappresentante territoriale del governo, convocata dalla Commissione nazionale antimafia allora guidata da Rosy Bindi, lo citava indirettamente per i guai giudiziari di suo fratello, il defunto Massimo Carmelo Tomasello, anche lui detto Poiatti. Più volte coinvolto in inchieste di mafia perché ritenuto vicino al clan Mazzei di Catania. Ogni collegamento con quella storia è sempre stato respinto dal diretto interessato, la cui passione per la politica risale alle scorse elezioni amministrative. Candidato nel 2013 alla prima circoscrizione nella lista di Articolo 4, è stato eletto con 524 voti. Lo slogan scelto per questa tornata di amministrative richiama con chiarezza il suo impegno personale e professionale: «Come sempre al servizio della gente».

Luisa Santangelo

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