Truffa dei falsi braccianti tra Rosolini e Pachino Coinvolti 2 commercialisti e 15 imprese agricole

Tra Rosolini e Pachino 44 falsi braccianti hanno preso indennità dall’Inps, dichiarando 94.726 giornate lavorative che in realtà non avrebbero mai svolto. Il tutto grazie alla regia di due commercialisti e alla complicità di 15 titolari di aziende agricole, in alcuni casi però inconsapevoli del raggiro. La guardia di finanza di Siracusa, coordinata dalla locale Procura, ha chiuso le indagini che ipotizzano una maxi truffa a danni dell’Inps. Sono indagati due commercialisti, titolari di altrettanti studi, e tre loro collaboratori, 15 imprenditori agricoli e 44 falsi braccianti. L’indagine è partita nel 2013 e si è conclusa nel 2017, portata avanti dai militati della compagnia di Noto con la collaborazione degli ispettori dell’Inps.

Il danno complessivo stimato per le casse dello Stato è di 3 milioni 120mila euro. L’importo è complessivamente riferito a indennità di malattia, maternità e disoccupazione indebitamente percepite negli anni oggetto di indagine da tutti i consapevoli finti braccianti. I commercialisti, comunicando la fittizia instaurazione di rapporto di lavoro subordinato quale bracciante agricolo, hanno tratto in inganno l’Inps che ha erogato così le indennità ai soggetti non aventi diritto. L’attenzione degli investigatori si è focalizzata sulle aziende che hanno mostrato una forza lavoro sproporzionata rispetto ai terreni posseduti e al fatturato.

È inoltre emerso che molti degli indagati appartengono alla cosiddetta comunità dei Caminanti di Noto, e mentre risultavano formalmente al lavoro in aziende agricole di Rosolini o Pachino, venivano invece controllati dalle forze di polizia del Centro e del Nord Italia. I falsi braccianti, che di fatto non hanno mai prestato alcuna giornata lavorativa, avrebbero così anche costruito una posizione contributiva che, in futuro, avrebbe consentito loro di percepire la pensione.

Redazione

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