Una truffa a danno delle Poste italiane di circa tre milioni di euro, lunga almeno sette anni. Sono otto i provvedimenti cautelari – tre in carcere, quattro agli arresti domiciliari (tra i quali uno da ricercare) e una sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale per dodici mesi – eseguiti questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Palermo fra Carini, Belmonte Mezzagno e Lentini (Siracusa). Gli otto indagati sono accusati di associazione per delinquere allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio procurandosi un ingiusto profitto ai danni di Poste Italiane e per truffa aggravata e continuata in concorso. Avvisi di garanzia sono stati notificati ad altri otto soggetti.
In carcere sono finiti Luigi Allotta, 38 anni, Filippo Allotta, 36 anni, e Gabriele Allotta, 31 anni. Arresti domiciliari per Adelfio De Luca, 44 anni, Roberto Cellura, 51 anni, e Gianfranco Morena, 44anni. Per Maurizio La Venia, 54 anni, è stata invece disposta la sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale. Le indagini, condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Palermo sotto la direzione dei magistrati del Dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, hanno portato alla luce una truffa diffusa in tutto il territorio nazionale, a partire dal 2010 fino al mese di luglio 2017, consistente nella clonazione e successiva liquidazione di buoni fruttiferi postali (BFP), con la complicità di alcuni dipendenti di Poste Italiane.
Le prime indagini sono scattate quando si stava investigando su una serie di truffe ai danni dell’Inps (l’indagine Carambola, avviata nel 2012 e conclusasi nel 2014 con dodici misure cautelari), in cui erano coinvolti due degli odierni arrestati, già condannati in primo grado. Importante anche l’attività di intercettazione (telefonica e ambientale), nonché una serie di perquisizioni che hanno condotto a importanti risultati. In particolare, la programmazione e il monitoraggio delle attività all’interno dell’associazione avveniva sempre attraverso comunicazioni telefoniche con l’utilizzo di un “circuito chiuso” mediante schede telefoniche ad hoc e pochissimi incontri diretti.
Attraverso la paziente e discreta attività di osservazione, controllo e pedinamento nonché con l’attento esame di tabulati di traffico telefonico e delle localizzazioni gps di decine di schede telefoniche fittiziamente intestate, si è potuto procedere alle intercettazioni delle comunicazioni tra i sodali, il cui linguaggio criptico è stato decodificato. In sostanza su dei buoni postali in bianco venivano immessi dati relativi a ignari risparmiatori, che poi nella liquidazione del buono venivano sostituiti da apposite teste di legno.
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