Oltre 15 milioni di euro. A tanto ammonta la confisca di beni nei confronti di Vito Marino, 54enne di Paceco coinvolto nell’omicidio dell’imprenditore di Angelo Cottarelli, della moglie Marzenna Topor e del loro figlio Luca. La strage avvenne, nel 2006, a Urago Mella, un quartiere di Brescia. Marino è stato catturato da latitante nell’ottobre di due anni fa, dopo essere stato condannato all’ergastolo al culmine di una vicenda giudiziaria molto intricata. All’origine del triplice delitto ci furono gli attriti sorti tra l’imprenditore bresciano e i suoi contatti siciliani – Vito Marino è figlio del boss Girolamo – nell’ambito di una serie di truffe all’Unione europea per accaparrarsi fondi pubblici.
La misura emessa dal tribunale di Trapani riguarda un decreto di sequestro e di confisca. Ad essere aggrediti sono per buona parte i beni già raggiunti precedentemente da un sequestro, più altri congelati dopo che gli inquirenti hanno appurato che il valore dei fondi percepiti indebitamente era più elevato di quello che si credeva. Tra le società beneficiarie dei contributi pubblici ci furono Vigna Verde srl, Olearia Pacheco Soc. Coop. a.r.l. e Crealseed srl. A esse di recente si è aggiunta la cooperativa agricola Cantina sociale Rinascita.
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