Trivelle, si spacca il Pd. Divisi pure ambientalisti e Landini La Commissione Ambiente contro il decreto Sblocca-Italia

Le trivelle che bucano i fondali marini e la terraferma della Sicilia creano divisioni tra le forze politiche. Le spaccature politiche maggiori si avvertono nella sinistra, soprattutto dentro il Pd. Ma anche tra ambientalisti e il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini.   

A dare fuoco alle polveri contro le scelte del Governo di Rosario Crocetta, favorevole ai petrolieri che ormai imperversano nei mari e nelle contrade della nostra Isola, è il parlamentare di Sala d’Ercole del Pd, Fabrizio Ferrandelli. 

«In campagna elettorale – dice Ferrandelli – abbiamo parlato di futuro, di sviluppo sostenibile e di nuove generazioni, non di petrolio e di trivelle. Oggi prendo atto che, con la scelta di dire sì alle trivelle, invece di guardare avanti, questo Governo improvvisamente si mette a guardare la strada dallo specchietto retrovisore, guarda indietro, al passato, al petrolio invece che alla green economy e all’innovazione». 

Il riferimento è al già citato presidente Crocetta (che ormai, da due settimane, scappa regolarmente da Sala d’Ercole per evitare il dibattito in aula su questo argomento) e alla vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello, che ovviamente non può smentire il capo della Giunta.   

«Io rimango fedele a chi mi ha votato -aggiunge intanto Ferrandelli – difendo la scelta di autodeterminazione dei territori e dei siciliani e chiedo, così come ho scritto nel mio Ordine del giorno, di far valere le competenze e le prerogative che lo Statuto speciale ci consegna. Questo Parlamento deve mantenere la schiena dritta e la testa alta, perché il futuro delle giovani generazioni dipenderà dal voto di ciascuno di noi. Io continuerò a dire I have a dream, altri I have a triv». 

Le trivelle spaccano anche il mondo di quella che potrebbe essere la sinistra alternativa al Pd. A creare malumori è stato il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, che nei giorni scorsi, a margine di un comizio tenuto a Palermo, ha aperto alla trivellazione petrolifera in Sicilia auspicando che si consideri la salvaguardia ambientale.

Posizione non condivisa da Wwf, Legambiente, Marevivo e altre organizzazioni ambientaliste. «L’estrazione di petrolio di bassa qualità, in un mare sottoposto a rischi sismici, vulcanici e meteomarini – si legge in un comunicato – mette a rischio l’ambiente marino e la biodiversità dell’intero Mediterraneo centrale non compensabile da vantaggi economici e occupazionali non garantiti peraltro nel tempo. Le dichiarazioni di Landini, che vengono tra l’altro un mese dopo il rinvio a giudizio degli imputati per inquinamento ambientale del sito estrattivo denominato Campo Vega nei mari di fronte a Pozzallo, rischiano di rompere il fronte della società civile che si oppone alle trivellazioni, formato da ambientalisti, cittadini, esponenti della comunità scientifica e dei Comuni dell’area, senza addurre nessuna seria motivazione, ma trincerandosi dietro fatui e irrealizzabili auspici di tutela dell’ambiente».

«I rappresentanti siciliani di Wwf, Legambiente e Marevivo, sorpresi da questa apertura del segretario nazionale della Fiom alle trivellazioni dopo che la Cgil siciliana sembrava avere maturato una responsabilità ambientale all’insegna del lavoro nella garanzia dell’ambiente e della salute chiedono chiarimenti e quali siano le motivazioni di questa inopportuna dichiarazione».

Intanto ieri la Commissione Ambiente e Territorio all’Ars ha approvato il disegno di legge-voto e la proposta referendaria targata Movimento 5 Stelle contro l’articolo 38 del Decreto Sblocca Italia (l’articolo che ha dato il via alle trivellazioni in Sicilia). 

«La proposta e il disegno di legge – scrivono i grillini in un comunicato stampa – che intendono fermare un più rapido procedimento di rilascio di autorizzazioni alle compagnie petrolifere per le ricerche di idrocarburi (on-shore e off-shore), sono state accolte favorevolmente a maggioranza dai componenti della Commissione». 

Il voto ha spacca il Pd. Sono tre i deputati del Partito democratico che ieri mattina hanno votato contro, e quindi a favore delle trivelle; sono gli onorevoli Raia, Malafarina e Barbagallo.

Il voto favorevole che punta a bloccare o, quanto meno, a rendere la vita più difficile ai petrolieri viene definito «una conquista importante per i nostri mari e per la salute della nostra amata Sicilia» dal presidente della Commissione Ambiente di Sala d’Ercole, Giampiero Trizzino. 

«Il testo, che intende abrogare l’art. 38 della legge n.164 del 11 novembre 2014, passa ora in Aula. «Riteniamo indispensabile – conclude Trizzino – che questa Regione e gli stessi parlamentari si adoperino per scongiurare le gravi conseguenze che questo articolo potrebbe provocare al territorio, considerato che tale procedimento, tra le altre cose, rende possibile il rilascio di concessioni su ampie zone di mare per un periodo complessivo che, tra le fasi di ricerca e coltivazione, e con le eventuali proroghe, può facilmente estendersi oltre i 50 anni».

In Aula, insomma, ci sarà battaglia. Anche se il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, prova a trovare una via di mezzo. «Le trivellazioni sono già cominciate – ci dice l’onorevole Ardizzone -. Tanto vale prenderne atto e provare a farci riconoscere ciò che ci è dovuto in termini finanziari dal Governo nazionale».  

Il presidente dell’Ars fa riferimento, in particolare, all’applicazione dell’articolo 36 dello Statuto autonomistico della Sicilia. Su questo argomento il presidente Ardizzone ha invitato la deputazione siciliana venerdì 5 dicembre per provare a far valere le ragioni della Sicilia a Roma. Tema un po’ complesso, dal momento che proprio Roma – con in testa il Pd – sta provando a far indebitare la Sicilia per altri 2 miliardi di euro, forse non soltanto per dare liquidità a una Regione ormai in bolletta. Ricordiamo che il Governo nazionale ha prelevato dalle casse della Regione siciliana 915 milioni di euro nel 2013 e un miliardo e 350 milioni di euro quest’anno. Non sarà facile convincere un Governo nazionale, ormai abituato a considerare la Regione siciliana una sorta di bancomat, ad applicare l’articolo 36 dello Statuto riconoscendo alla Sicilia nuove entrate. ma è giusto porre la questione, anche per capire chi sono gli ascari, cioè i parlamentari nazionali che non fanno gli interessi della nostra Isola.   

Intanto stamattina, proprio sul mutuo da 2 miliardi di euro, il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone, tiene una conferenza stampa a Palermo, nella sala stampa di Palazzo Reale.  

Redazione

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