In vista del referendum sulle trivelle del 17 aprile, «nonostante per le pubbliche amministrazioni viga il divieto di svolgere attività di comunicazione, i sindaci possono e debbono dare un contributo nel coinvolgere tutti i cittadini e le associazioni». Firmato Anci Sicilia, cioè l’associazione che riunisce i Comuni dell’Isola. Con una lettera inviata a tutti i primi cittadini, il presidente Leoluca Orlando e il segretario Mario Emanuele Alvano, li invitano a mettere da parte i timori ed esporsi.
«Ti invitiamo a esprimerti pubblicamente informando i tuoi cittadini sulla tua intenzione di votare o meno per il referendum», si legge nel documento, di tutt’altro tono rispetto a quello spedito dalle prefetture agli enti locali appena qualche settimana fa. In quella nota, su indicazione del ministero dell’Interno, si ricordava ai Comuni che, in base alla legge, sindaci e istituzioni si sarebbero dovuti astenere dalla propaganda sul quesito referendario del 17 aprile. «Dal 16 febbraio 2016, giorno di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale – si legge nella circolare – e fino alla conclusione delle operazioni di voto, è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni».
Pronta la replica del vicepresidente dell’Anci, Paolo Amenta: «Con la lettera ai sindaci non li invitiamo a prendere una posizione, ma solo a non disimpegnarsi, a invitare i cittadini ad andare a votare, dal ministero ci è stato chiesto solo di non schierarci come istituzioni». L’associazione prova così ad andare oltre il divieto. «Siamo ormai tutti pienamente consapevoli – scrive il presidente Orlando ai suoi colleghi siciliani – delle ripercussioni che le scelte del governo nazionale e regionale in materia di energia possono avere sullo sviluppo delle nostre comunità. In relazione a ciò, siamo convinti che ad un processo di effettivo coinvolgimento delle autonomie locali sulla sostenibilità della pianificazione strategica nei diversi contesti territoriali, si debba accompagnare un’azione degli amministratori locali per favorire una maggiore consapevolezza dei cittadini. In questo percorso – aggiunge – il referendum può costituire un importante momento di confronto sugli elementi che caratterizzano i diversi modelli di sviluppo economico e sul rapporto tra questi e l’approvvigionamento di fonti energetiche».
Andando nel dettaglio, il divieto del ministero dell’Interno, riguarda le pubbliche amministrazioni, cioè, come si legge nella circolare, «gli organi che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche». In altre parole, i singoli politici, in quanto cittadini, potranno fare attività di propaganda, ma solo «al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali». Dentro l’Associazione dei Comuni le posizioni divergono. Orlando, immediatamente dopo la nota del ministero, aveva attaccato: «Si vuole negare ai rappresentati dei cittadini il diritto di parola nella campagna referendaria». Da Enzo Bianco, sindaco renziano di Catania e vicepresidente nazionale dell’Anci, nessuna presa di posizione.
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