«Io personalmente sono dell’idea di non gonfiare più del dovuto l’episodio e di rimanere cauti». Questo il commento a caldo di Cesare Vincenti, presidente della sezione gip/gup del tribunale di Palermo sul disegno scoperto questa mattina sulla porta dell’ufficio del gup Nicola Aiello. Si tratta di una croce scarabocchiata con un pennarello nero, scoperta che ha subito destato un certo allarme. Aiello, infatti, non è nuovo a episodi spiacevoli: solo qualche mese fa era stato insultato da un imputato durante un’udienza, un evento che aveva portato il Cosp a garantire la vigilanza di un’auto sotto casa del magistrato. «La notizia l’ho appresa da poco, siamo ancora nella fase iniziale, quella in cui noi in primis stiamo cercando di capire un po’ di più», spiega a MeridioNews il presidente Vincenti. «Comunque non attribuirei particolare allarme alla cosa, considerando le modalità con cui sembra essere stato fatto questo segno. Personalmente vorrei farmi delle idee più chiare tra un po’», ribadisce il presidente, che non appare particolarmente turbato dalla vicenda.
Il motivo è presto detto: «Il collega è impegnato in una serie di processi delicati, ma come tutti del resto, quindi non c’è una particolare esposizione al rischio». Proprio questa mattina, infatti, il gup Aiello è impegnato all’aula bunker dell’Ucciardone per l’udienza del processo Panta Rei, scaturito dall’omonima operazione che nel dicembre 2015 ha portato al fermo di 38 persone, un colpo duro degli inquirenti assestato ai clan mafiosi di Porta Nuova e Borgo Vecchio. Un processo che, a tratti, si è contraddistinto per un clima piuttosto teso all’interno dell’aula. Proprio oggi, infatti, in concomitanza con l’udienza all’Ucciardone, la Cassazione a Roma dovrà decidere in merito all’istanza di ricusazione avanzata dai legali degli imputati nei confronti del gup Aiello. Secondo gli avvocati della difesa, infatti, il giudice, prorogando alcune intercettazioni ai fini dell’indagine, sarebbe entrato a gamba tesa nelle dinamiche del processo rendendosi incompatibile, quando invece avrebbe dovuto rimanere un giudice terzo in sostituzione del collega titolare nel periodo estivo. Al processo Panta Rei, però, si aggiungono anche altri casi delicati che hanno attirato i riflettori della cronaca. Di recente lo stesso giudice ha rinviato a giudizio i quattordici indagati del Movimento 5 stelle coinvolti nell’inchiesta firme false, e prima ancora aveva condannato a 10 anni e a 4 anni e 6 mesi padre e madre di un neonato ridotto in fin di vita per via delle botte. Casi diversi che hanno fatto discutere molto l’opinione pubblica.
A scoprire il macabro disegno sono stati questa mattina gli addetti alle pulizie, che hanno subito allertato i carabinieri, che preferiscono non sbottonarsi ancora sui primi rilievi. A risolvere il mistero potrebbero essere le numerose telecamere piazzate all’interno del palazzo, che potrebbero aver immortalato la scena. «Ci sono una serie di telecamere e i carabinieri sono già al lavoro per vedere se ci sono delle immagini utili in questo senso – conferma il presidente Vincenti – Sono un po’ dappertutto nei corridoi, quindi penso che qualcosa sia rimasto impresso nelle riprese». Impossibile, senza conoscere gli esiti di questo dato, fare delle ipotesi più concrete. «Il palazzo nuovo chiude intorno alle 13.30 al pubblico, ma se ci sono delle udienze in corso che si prolungano, cosa che si è verificata anche ieri pomeriggio, molta gente rimane dentro l’edificio anche oltre l’orario di chiusura – spiega ancora Vincenti – Ci sono le udienze del giudice monocratico che si svolgono a porte aperte e possono quindi esserci in giro per il palazzo parenti, amici, insomma persone che potrebbero benissimo inoltrarsi nei corridoi, magari proprio per fare questa cosa».
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