Rinviati a giudizio per truffa, atti fraudolenti e frode in competizione sportiva. Sono le accuse dalle quali, a vario titolo, dovranno difendersi il proprietario, ed ex presidente del Calcio Catania Nino Pulvirenti, l’ex amministratore delegato della società etnea Pablo Cosentino, Fernando Arbotti, Piero Di Luzio, Giovanni Impellizzeri, l’ex direttore sportivo Gianluca Delli Carri e Fabrizio Milozzi. A deciderlo, al termine delle udienze preliminari, è stata la gup Francesca Cercone. I sette imputati dovranno presentarsi in tribunale il prossimo 22 novembre per un processo che si preannuncia lungo e decisamente complesso.
Secondo l’accusa, in aula sostenuta dal pubblico ministero Alessandro Sorrentino, Pulvirenti avrebbe cercato di aggiustare cinque partite sulle 42 del campionato di serie B. La stagione finita sotto la lente d’ingrandimento della procura di Catania – all’epoca delle indagini guidata dal procuratore Giovanni Salvi – è quella 2014/2015. Un campionato difficile che avrebbe avuto l’ex presidente dei rossazzurri in prima linea per cercare la salvezza della sua squadra. Un vero e proprio sistema che avrebbe coinvolto procuratori, dirigenti ma anche diversi calciatori compiacenti. «Se non ci pensavamo noi per queste cinque partite… eravamo retrocessi veramente». A parlare senza sapere di essere intercettato è Gianluca Impellizzeri, ex calciatore ma soprattutto proprietario di diversi centri scommesse. Per gli investigatori il re leone, questo il suo sopranome, è stato uno degli uomini chiave per il giro di scommesse parallelo che sarebbe stato creato insieme al progetto di salvezza del Catania.
Sono dei deficienti, troppo scarsi. Se non ci pensavamo noi per queste cinque partite eravamo retrocessi veramente
Nel fascicolo del processo entreranno con ogni probabilità centinaia di intercettazioni. Telefonate registrate nelle quali è possibile distinguere tutti i passaggi del presunto giro di combine: «Sono dei deficienti, troppo scarsi. Se non ci pensavamo noi per queste cinque partite eravamo retrocessi veramente», continua Impellizzeri al telefono. Le partite incriminate sono: Varese-Catania (del 2 aprile, terminata 3 a 0), Catania-Trapani (dell’11 aprile e finita 4 a 1), Latina-Catania(del 19 aprile e finita 1 a 2), Catania-Ternana (del 24 aprile con il risultato di 2 a 0) e Catania-Livorno (del 2 maggio pareggiata per 1 a 1). Sotto indagine anche Catania-Avellino del 29 marzo finita 1 a 0.
L’inchiesta è stata ribattezza I treni del gol, dal linguaggio criptico che gli allora indagati utilizzavano al telefono. I treni erano i giocatori da avvicinare o avvicinati mentre gli orari di arrivo coincidevano con le maglie che gli sportivi indossavano durante le partite. Pulvirenti e soci rischiano fino a un massimo di nove anni di condanna mentre ha già concluso il suo iter il filone della giustizia sportiva. Il Catania nel 2015 è finito in Lega pro, serie dove milita attualmente, Pulvirenti è stato deferito e sottoposto al Daspo con la società multata con una maxi sanzione da 150mila euro. Tra le parti civili del processo ci sarà Confcosumatori: «Tutti i tifosi che vorranno costituirsi parte civile nel processo avranno tempo fino al 22 novembre – spiega l’associazione in una nota stampa -. Da subito metteremo a disposizione i nostri sportelli per garantire a tutti i tifosi di poterlo fare in tempo».
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