Sequestrato e restituito ai proprietari in attesa del ripristino delle condizioni igienico-sanitarie nei locali di deposito, posti all’esterno del vano cucina. La notizia del sequestro della Trattoria del cavaliere, diffusa questa mattina dal quotidiano online L’urlo, ha fatto il giro del web. Senza che però le cause della chiusura venissero spiegate. L’attività commerciale è probabilmente una delle più popolari della città: non solo per via della posizione (in via Paternò, a due passi da piazza Stesicoro), ma soprattutto per merito dell’ormai celeberrimo Patto dell’arancino. Vale a dire la cena tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni consumata proprio al suo interno, tre giorni prima delle elezioni regionali del 2017, e cominciata con un arancino alla ricotta. Da venerdì, però, alla Trattoria del cavaliere non cena più nessuno. Da quando cioè, intorno alle 23.20 di una affollata serata del fine settimana appena trascorso, il personale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania si è presentato sul posto chiedendo di controllare la cucina.
«Il sopralluogo dell’Asp ha evidenziato alcune irregolarità nella cucina e nei locali di sgombero», spiega l’avvocato Dario Riccioli, legale che difende la società che gestisce il ristorante. «Si trattava, in buona sostanza, di stoviglie sporche, di grasso accumulato sui tubi e di una macchia di umidità sul soffitto, dovuta a un guasto a un appartamento al piano superiore, che aveva causato alcuni scrostamenti nel muro non ridipinti», continua il difensore. A confermare le parole del difensore c’è il verbale dell’Azienda sanitaria provinciale, con il quale i tecnici dispongono la «sospensione dell’attività» per la mancanza dei suddetti requisiti igienico sanitari minimi.
L’indomani mattina, il personale dell’Asp, secondo la ricostruzione del legale, si sarebbe ripresentato nella struttura: «Sono arrivati intorno alle 13 e hanno verificato che la cucina era stata ripulita e che la macchia di umidità era stata eliminata con l’intervento di un professionista». Diverso il discorso per i locali di sgombero, dove venivano tenuti alcuni macchinari, che avrebbero dovuto essere interamente riverniciati ma che, invece, erano nello stesso stato del giorno prima. «Nel fine settimana non era semplice trovare un imbianchino che si occupasse di tutto tempestivamente – continua Riccioli – Così alle 16 sono arrivati gli uomini del commissariato Borgo-Ognina e hanno eseguito il sequestro preventivo della struttura». Che, nel frattempo, era stata riaperta.
Si arriva così al 26 gennaio, sabato pomeriggio, data in cui gli agenti della polizia hanno apposto i sigilli all’ingresso e disposto la trasmissione degli atti alla procura di Catania. È questo il capitolo conclusivo della vicenda: il sequestro non è stato convalidato ed è stata disposta la restituzione del ristorante alla proprietà. Che potrà riaprire dopo avere imbiancato e rimesso a norma le stanze richieste. «Cosa che sta avvenendo in queste ore – assicura Dario Riccioli – A lavori ultimati invieremo una pec urgente all’Asp per richiedere la verifica dello stato dei luoghi e potere tornare in attività».
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