Berlusconi torna a Catania e fa il pienone alle Ciminiere «Il Ponte, piano Marshall e anche un casinò a Taormina»

Ponte sullo Stretto, casinò a Taormina e un piano Marshall per risollevare le sorti della Sicilia. Nove anni dopo, Silvio Berlusconi riavvolge il nastro delle promesse e infiamma la folla giunta alle Ciminiere di Catania, per ascoltare quello che a conti fatti, nonostante gli 81 anni già compiuti, rimane il vero leader del centrodestra. Dopo Palermo oggi l’ex cavaliere è tornato a parlare ai sostenitori etnei, al culmine di un’assenza lunga oltre 3000 giorni. L’ultima volta era accaduto quando a sindaco della città dell’elefante era il suo medico personale Umberto Scapagnini. Proprio a lui Berlusconi dedica le prime parole. «Fu il primo a dirmi che avrei vissuto fino a 120 anni», ha esordito. Ad attenderlo c’era una sala stracolma come ai tempi del 61 a zero. Bandiere, l’inno Azzurra libertà che suona senza sosta e in platea tutti i big siciliani del partito. 

Tra i sostenitori del leader di Forza Italia, anche chi ha scelto di cambiare recentemente bandiera. Come il consigliere comunale eletto con Enzo Bianco e oggi candidato all’Ars Alessandro Porto o i senatori un tempo del Nuovo centrodestra Pippo Pagano e Salvo Torrisi. Sul palco accanto a Berlusconi, Nello Musumeci, Salvo Pogliese e Gianfranco Miccichè. In quello che è un vero e proprio antipasto della sfida che da qui al 2018 avrà come obiettivo finale le politiche. L’avversario numero uno? Il Movimento 5 stelle: «Avete subito tante dominazioni e adesso volete farvi governare da Grillo?», chiede Berlusconi alla platea. Dalla sala arriva un «no» ululato più che urlato. I grillini? «Senza arte né parte», sentenzia prima di invitare ogni sostenitore a trovare «dieci persone a testa da portare ai seggi per Musumeci». 

Come a Palermo anche il pubblico di Catania ascolta l’ambiziosa promessa di esentare dalle tasse per dieci anni tutti i siciliani che faranno rientro nell’Isola. Nonostante la temperatura in sala continui a salire, Berlusconi prosegue il proprio intervento, seppur con qualche ghigno di sofferenza: «Al pensiero di tutto ciò che va fatto mi tremano le braccia: rivedere la macchina amministrativa della Regione, eliminare pastoie burocratiche e tasse, garantire sicurezza e legalità con lotta alla criminalità organizzata, rilanciare le esportazioni». Il programma sembra riportare il tempo indietro al ’94, con la prima discesa in campo: «A Malta c’è turismo anche per i casinò, credo sia giusto farne uno a Taormina, ne ho già parlato con Nello». Subito si passa al ponte sullo Stretto di Messina e all’idea di «un piano Marshall per la Sicilia». Possibile solo se «verrò eletto al governo». Tra i nomi che cita Berlusconi ci sono Gaetano Armao e Vittorio Sgarbi. «Il primo sarà vicepresidente e assessore all’Economia – dice – mentre Vittorio farà l’assessore ai Beni culturali». Parte l’ennesimo boato e la folla intona il nome del critico d’arte che sale sul palco sorretto da Musumeci. 

Ad aprire le danze prima di Berlusconi ci aveva pensato l’eurodeputato Salvo Pogliese. Da tanti indicato come prossimo candidato a sindaco di Catania. «Il 5 novembre sarà la data della liberazione della Sicilia e Berlusconi è arrivato nella nostra Isola proprio per dare la spinta decisiva». Dopo di lui tocca a Musumeci, che nel suo discorso cita il «rigenerato centrodestra» tirato a lucido dopo anni di spaccature, e la crisi della Pubbliservizi, partecipata della provincia di Catania che vive ormai da mesi una crisi aziendale profonda: «L’ho creata io e intendo sedermi attorno a un tavolo con loro per risolvere questa situazione», assicura il candidato presidente. 

Per il gran finale Berlusconi si avvicina alla folla che lo acclama e lo prova a toccare. Ultime fotografie di una serata che continuerà con un incontro riservato ai giovani di Forza Italia in un hotel e una cena nel centro di Catania con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Così il centrodestra riparte dai piedi dell’Etna sognando di conquistare Palermo e Roma


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