Trattativa Stato-Regione, Costa for president

Sarà l’aria di fine legislatura. Sarà la determinazione del professor Massimo Costa, entrambe le cose, o i tempi sono ormai maturi. Fatto sta che la Regione siciliana, finalmente,  si è presentata alquanto ferrata al Tavolo di confronto con lo Stato italiano che discute di autonomia finanziaria siciliana. Intanto,  è già una buona notizia che il confronto sia ripartito, dopo circa 40 anni di stasi. Ed è una buona notizia che la Regione si sia presentata all’appuntamento, proprio nei giorni scorsi, con un documento programmatico di tutto rispetto, che LinkSicilia è in grado di farvi leggere (questo il link). E’ rivoluzionario per molti aspetti, perché mira a superare le resistenze dello Stato, con passaggi diplomatici notevoli, senza, però- e questo è il punto-sacrificare le prerogative statutarie. Elaborato nella sua essenza dal professor Costa e ritoccato dagli uffici dell’Assessorato regionale all’Economia difficilmente potrà essere respinto, a priori, dalla Ragioneria generale dell’amministrazione centrale. Con un pò di enfasi, si potrebbe dire che la rivoluzione siciliana è cominciata.

Ma, facciamo un piccolo passo indietro per capire la portata di questa novità. Come si ricorderà, dopo la protesta del Movimento dei Forconi di gennaio, la Regione ha istituito una Consulta per l’applicazione dello Statuto di cui fanno parte i tecnici dell’assessorato regionale all’Economia, lo stesso assessore, Gaetano Armao, ed esperti in tema di autonomia fiscale come il professor Costa, che presta la sua competenza a titolo gratuito.  Questa Consulta ha il compito di discutere con Roma delle prerogative dello Statuto, soprattutto in tema di tributi e imposte,  in vista dei decreti attuativi del federalismo fiscale. Nelle riunioni passate non si è ottenuto granché. Anzi. La sensazione era quella di una Regione siciliana, eccessivamente prudente nel dare forza alle proprie richieste. Di conseguenza, non sono mancati momenti di scoramento in Sicilia. Dove, soprattutto sui social network, si è chiesto al governo siciliano più coraggio.  E, in effetti, qualcosa è cambiato. Per cominciare non è stato stravolto il documento elaborato dal professor Costa. Lo si è rifinito con riferimenti più dettagliati alle normative vigenti in materia tributaria e altre diavolerie giurisprudenziali. Ma l’impianto resta: non si cassa lo Statuto, si propongono soluzioni concrete senza atterrire la Ragioneria centrale.

Emblematico sotto questo profilo è il punto 5 del documento. Che lascia allo Stato la facoltà di stabilire quali siano le spettanze siciliane. Dinnanzi alla chiusura e storica della Ragioneria centrale, che non ha mai reso pubblico il computo, e si è sempre rifiutata di affrontare la questione,  questo è il migliore approccio possibile. La Sicilia dice: i conti fateli voi, onde evitare che pensiate che i nostri sono truccati, ma fateli. Dopo di che, potrete anche decidere quali funzioni regionalizzare. Noi siamo pronti:

“La Regione ha avviato un processo di stima del gettito di spettanza regionale per le entrate non ancora attribuite alla stessa. Si ravvisa, tuttavia, l’opportunità che la quantificazione delle relative maggiori entrate per la Regione e minori entrate per lo Stato sia determinata dalla Ragioneria generale dello Stato che dispone dei migliori dati necessari ad una tale quantificazione.- si legge al punto 5 del documento- Si coglie l’occasione per evidenziare che nel tempo in più circostanze e interlocuzioni,  l’Amministrazione regionale ha registrato il mancato riscontro delle  istanze avanzate agli  Uffici Finanziari dello Stato  per addivenire a soluzioni condivise sulle molteplici problematiche che si pongono in ordine alla determinazione quasi sempre unilaterale nell’ambito della ripartizione delle entrate tra lo Stato e la Regione comportando ciò il maturarsi di situazioni di incertezza con la conseguente sottrazione di rilevanti cespiti di spettanza regionale”. E ancora:

“Sulla base di tali dati relativi alle maggiori entrate forniti dallo Stato, qualora concordanti, anche in linea di massima, con le stime regionali, lo Stato stesso potrà proporre quali funzioni devolvere alla Regione in modo da consentire la neutralità complessiva dell’attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia fiscale rispetto agli obiettivi complessivi di controllo dei saldi finanziari della pubblica amministrazione.Tra le funzioni che lo Stato potrebbe regionalizzare, ci si potrebbe spingere sino ad inserire anche quelle dell’Agenzia delle Entrate e quindi tutta l’attività di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate pubbliche, come peraltro previsto dall’art. 37 dello Statuto”.

Il documento affronta a 360 gradi questi temi, e vale la pena leggerlo. Noi speriamo che la Sicilia continui su questo solco. La questione è di rilevanza fondamentale. E temiamo che il processo avviato, possa essere interrotto da una eventuale interruzione della legislatura regionale. Per questo motivo, forse sarebbe il caso, di affidare il compito di interloquire con Roma al professor Costa (nella foto sopra). Che, a prescindere dal colore politico del governo siciliano o dei suoi esponenti, ha lavorato e lavora in nome della Sicilia e della sua Autonomia.

Il Prof. Costa: “La rivoluzione siciliana è cominciata”


Il documento integrale

Antonella Sferrazza

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