Succedono cose strane di questi tempi in Italia. Parole in libertà che, stranamente, vengono ‘lette’ in modo contrario rispetto a come dovrebbero, invece, essere interpretate. La storia è semplice. La magistratura sta indagando sulle stragi del 1992-1993. E’ il tormentato periodo della nostra storia durante il quale sarebbe andata in scena la trattativa tra Stato e mafia.
La magistratura deve avere imboccato una strada giusta a giudicare dalle reazioni delle alte sfere della politica. Molti politici della cosiddetta Prima Repubblica sono in fibrillazione. Il più ‘caldo’ di tutti sembra Nicola Mancino. Di questo personaggio tutti ricordano che è stato ministro degli Interni e vice presidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm).
Chissà perché nessuno ricorda che Mancino è stato anche un esponente di spicco della Dc – della sinistra Dc, per la precisione – in una regione del nostro Paese che si chiama Campania. E nessuno ricorda un’inchiesta tremenda che lo riguardava pubblicata dal settimanale l’Espresso nella seconda metà degli anni ’80. Era un’inchiesta dove si faceva il punto della situazione sui rapporti tra la politica dell’epoca e la Camorra.
L’Italia è il Paese degli scheletri nell’armadio. Anzi, per essere precisi, degli armadi piani di scheletri. Storicamente – a parte casi isolati come Marco Pannella, Leoluca Orlando e oggi Beppe Grillo – la politica del nostro Paese non è abituata a tirare fuori gli scheletri dagli armadi. Al contrario, la politica del nostro Paese gli scheletri preferisce seppellirli sotto cumuli di menzogne.
La storia delle menzogne istituzionali, in Italia, è lunga. E’ cominciata con la strage di Portella delle Ginestre, l’1 magio del 1947. E da allora prosegue senza sosta. In molti misteri della Repubblica italiana la Sicilia, purtroppo, ha giocato un ruolo centrale. Basti pensare ai tanti delitti ‘eccellenti’ degli anni ’70 e degli anni ’80. Fino ad arrivare, per l’appunto, alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. E non è un caso se, in molte di queste storie criminali, spunta l’ombra di Vito Ciancimino.
Storicamente, nel nostro Paese, è stata sempre la magistratura a fare emergere alcuni scheletri. E’ stato così con la mafia, con la Camorra, con la ‘ndrangheta. E prim’ancora – per chi l’avesse dimenticato – con quell’area magmatica che solo molti anni dopo avrebbe avuto un nome: Gladio.
Oggi la magistratura indaga sugli anni torbidi che portarono al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Sulla trattativa tra Stato e mafia. O, come ha detto in un’intervista al nostro giornale Calogero Mannino, sulle trattative, se è vero, come ha precisato l’ex ministro della Repubblica, che di trattative Stato-mafia potrebbero essercene state più di una.
Cosa stanno per scoperchiare i magistrati? E’ per questo che registriamo tante fibrillazioni? I giornali sono pieni di intercettazioni telefoniche che coinvolgono le alte sfere dello Stato. Pazienza. Il problema non è che queste intercettazioni siano saltate fuori. Il problema è che certi personaggi abbiano pronunciato certe parole.
Anche in questo caso, siamo alle solite: c’è il bambino che indica la luna con il dito. E in Italia, invece di guardare la luna, si preferisce guardare il dito del bambino.
Fuor di metafora: cosa sa l’ex ministro Nicola Mancino di quegli anni? Cosa teme? Invece di ‘fibrillare’ farebbe bene a raccontare tutto quello che visto. E tutte le cose delle quali è stato protagonista. E, in generale, tutte le cose che sa.
La sensazione, lo ripetiamo, è che stia per venire fuori qualcosa di pesante. E che si stia cercando in tutti i modi non di aiutare la magistratura, ma di metterle la ‘mordacchia’.
Sotto questo profilo è a dir poco stupefacente un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera dal leader dell’Udc, Pierferdinando Casini. Questo signore, a proposito delle intercettazioni telefoniche venute fuori, parla di “schegge impazzite della magistratura”.
Qui se c’è qualche scheggia politica impazzita è proprio l’Udc, che appoggia uno dei peggiori Governi della Repubblica italiana, ovvero il Governo Monti. Casini dice di difendere gli italiani e difende, invece, chi li sta massacrando. Non perde occasione per affermare che il suo è il partito che difende la famiglia e appoggia un Governo che sta massacrando le famiglie. Dice che il suo è un partito cattolico e difende e appoggia un Governo di massoni.
Non contento di interpretare in modo ‘splendido’ il ruolo di ‘ascaro’ di Monti, il leader dell’Udc si mette anche a pontificare sulla magistratura. Dia retta a noi, onorevole Casini: si occupi del fallimento del suo progetto politico: il Pdl sta ‘squagliando’, il Pd è sulla buona strada, mentre lei e la sua Udc siete al 6-7 per cento. Lo ‘sfondamento’ al centro non c’è stato. I voti che avrebbe dovuto prendere lei se li sta prendendo Grillo. Si occupi di questo e lasci che i magistrati perseguano i delinquenti, anche se sono politici come lei.
Noi ci auguriamo che la magistratura vada avanti. Svelando i rapporti che ci son stati – e che ci sono ancora – tra Stato e mafia. Ieri, su facebook, abbiamo letto la seguente frase del giudice Paolo Borsellino: “Lo Stato e la mafia sono due poteri che occupano lo stesso territorio. O si fanno la guerra, o si mettono d’accordo”.
Se qualcuno si è messo d’accordo con la mafia – magari ‘pilotando’ le stragi del 1992 e del 1993 e magari il dopo – è bene indagare. E se ‘qualcosa’ è stata scoperta, è bene che gli italiani vengano messi al corrente di tutto quello che è successo. Ci auguriamo che, questa volta, la verità prevalga sulla ragion di Stato. Senza sconti per nessuno.
In alto a destra, foto di Nicola Mancino tratta da strettoweb.com
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