Prendiamo una bilancia a due braccia e ipotizziamo che a manovrarla sia Gianluca Atzori, chiamato a confrontare le masse di due oggetti: uno con l’etichetta Palermo e l’altro con il nome Spezia scritto sulla targhetta. Prevale nettamente il peso del primo oggetto. Nel curriculum del quarantasettenne tecnico di Collepardo l’esperienza in terra ligure vissuta da allenatore all’inizio del 2013 (subentrando al posto di Michele Serena) va inserita sotto la voce tappe interlocutorie essendo durata solo cinque partite con uno score di quattro punti e culminata con l’esonero in seguito alla sconfitta interna per 6-0 contro il Novara. Da evidenziare in grassetto e forse anche con lettere maiuscole, invece, la stagione vissuta nel capoluogo siciliano da giocatore. L’ultima della carriera prima di appendere le scarpe al chiodo (17 presenze nel 2003/04) e impreziosita dalla storica promozione dei rosa in A dopo 33 anni di purgatorio nelle categorie inferiori.
«Conservo tanti bei ricordi dell’esperienza che ho vissuto a Palermo – conferma Atzori – sento ancora alcuni amici e prima o poi tornerò a visitare la città. Il Barbera semivuoto a cui ci stiamo ormai abituando? Non riconosco Palermo e la sua tifoseria da questo punto di vista. Ho ancora davanti agli occhi i bagni di folla di qualche anno fa e il calore con cui la gente ci sosteneva. Ritengo che, per quello che stanno facendo, giocatori e tecnico andrebbero elogiati e premiati con una cornice diversa da quella attuale». Il fattore campo, spesso decisivo in passato sul fronte rosanero, potrebbe essere un’arma a favore dello Spezia nella gara in programma questo pomeriggio allo stadio Alberto Picco: «È una delle insidie che presenta il match contro i liguri. Sono stato lì e posso confermare che si tratta di un impianto caldo con i tifosi che si fanno sentire. Quello contro lo Spezia, club con una proprietà forte e che ogni anno tenta il difficile salto di categoria, non sarà un impegno facile per il Palermo. Marino è un tecnico preparatissimo coadiuvato, peraltro, da Totò Di Natale (ex bestia nera dei rosa quando giocava con l’Udinese, ndr) nella cura della fase offensiva. Un ottimo collaboratore che sta facendo bene e raccogliendo i consensi di tanti addetti ai lavori».
Brillante anche il rendimento di Stellone in qualità di allenatore titolare sulla panchina rosanero. Che il tecnico romano, con bravura, sta tenendo al riparo da potenziali fattori di disturbo: «È proprio questo uno dei meriti principali da attribuire a lui e ai ragazzi, abili a non lasciarsi condizionare dalle voci relative al futuro della società. Rumors – prosegue Atzori – che potrebbero diventare facilmente un alibi. Il Palermo (in questo momento con due punti di vantaggio sul Brescia secondo e quattro sulle terze Lecce, Pescara e Verona, ndr) sta facendo un ottimo campionato: buonissima squadra e buonissimo allenatore. Il torneo cadetto è ancora lungo e ci sarà da lottare fino alla fine ma, continuando su questa strada, i rosanero potranno legittimare le proprie ambizioni in ottica serie A. Traguardo alla portata se la squadra rimarrà sempre con l’acquolina in bocca nel senso di fame, di voglia di riscattare la sconfitta nella finale playoff della scorsa stagione e conquistare con forza e spirito di sacrificio l’obiettivo prefissato».
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