Giro di mazzette sui fondi riguardanti il trasporto marittimo. L’indagine – partita dalla collaborazione di un funzionario regionale e condotta dai comandi dei carabinieri di Palermo e Trapani e durata dieci mesi – ha fatto scattare gli arresti domiciliari per il deputato regionale Girolamo Fazio, ex sindaco di Trapani e attuale candidato alla poltrona di primo cittadino, e per il funzionario della Regione, Giuseppe Montalto. Le porte del carcere si sono spalancate per l’armatore della Liberty Lines, Ettore Morace.
E proprio Morace avrebbe avuto un ruolo chiave sull’intera vicenda.Tra gli aspetti messi in evidenza durante le indagini, i rapporti che Morace era riuscito ad avere anche fuori la Sicilia, giungendo nella capitale e in Parlamento. Con l’ausilio della sottosegretaria ai Trasporti Simona Vicari, indagata, l’armatore avrebbe ottenuto la riduzione dell’Iva, sui trasporti marittimi dal 10 al 5 per cento. Sottolineano gli investigatori che il danno da questa manovra, per le casse dello Stato, si aggirerebbe intorno ai sette milioni di euro. Il fratello di Vicari, inoltre, è anche dipendente della Liberty Lines.
«Per questo passaggio – ha confermato Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo – la politica ha ottenuto due rolex, uno dei quali trovato durante una perquisizione». Secondo invece il giudice per le indagini preliminari «Morace avrebbe fatto della corruzione una modalità quasi ordinaria dei rapporti con i pubblici ufficiali con i quali veniva in contatto». Un sistema di asservimento di alcuni personaggi nei confronti di Morace, che avrebbe garantito per l’armatore l’ottenimento delle migliori condizioni e dal versante dei pubblici ufficiali coinvolti delle laute forme di remunerazione.
E qui secondo le indagini entrava in gioco la figura di Girolamo Fazio, deputato all’Assemblea regionale siciliana e in corsa alle attuali comunali per la città di Trapani che avrebbe favorito in tutti i modi la figura di Morace, come sottolineato negli atti del Gip. Come nel caso di un acceso confronto con un dirigente regionale che aveva revocato un bando che sarebbe stato costruito ad hoc per le imprese di navigazione dell’armatore trapanese. Si tratta del periodo compreso tra il 2015 e il 2016, nel quale erano state bandite gare sul trasporto marittimo che valevano 63 milioni di duro per le isole minori e 56 milioni di euro per la Siremar.
Da questo gioco di favori Fazio, che nel frattempo avrebbe bloccato persino la nomina di un consulente non gradito all’armatore, sarebbe riuscito a piazzare diversi operai proprio nelle aziende di Morace, godendo altresì di diversi agi, tra cui l’utilizzo di una vettura Mercedes. Non solo auto e favori, l’ex sindaco di Trapani avrebbe anche ottenuto prezzi di favore sui biglietti delle tratte marittime degli aliscafi per le isole.
Altro soggetto chiave è Giuseppe Montalto, segretario particolare dell’assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio. «Montalto nella qualità di dirigente regionale – spiega il procuratore di Palermo Franco Lo Voi – ha curato gli interessi di Morace contribuendo al blocco del consulente non gradito e ottenendo una compensazione del lavoro che un altro soggetto aveva svolto in una delle imprese dell’armatore in favore dei quale sono stati versati 50mila euro per la cessazione del rapporto di lavoro e altri 50mila camuffandoli dietro il pagamento con una fattura su un’operazione inesistente». Altra figura della macchina regionale che avrebbe giocato un ruolo nel disegno di Morace – e in particolare nel reperimento di fondi regionali gonfiati – sarebbe Salvatrice Severino, già dirigente del servizio 2 trasporto regionale aereo e marittimo dell’assessorato alle Infrastrutture.
Ma l’inchiesta vede coinvolto in parallelo anche alcuni componenti del gruppo di navigazione Franza che si sarebbero mossi, scomodando un sottufficiale dei carabinieri di Perugia, Orazio Gisabella, indagato, per danneggiare il concorrente Morace. Il militare avrebbe dovuto operate un’attività di dossieraggio trasmettendo degli atti da Perugia alla procura di Palermo, per far scoppiare un eventuale caso ai danni dell’armatore trapanese. «Un doppio filone di indagini – ha sottolineato Bernardo Petralia, sostituto procuratore di Palermo – un vero e proprio romanzo storico che ha coinvolto politica, imprenditoria e istituzioni regionali e nazionali deviate. Ora ci auspichiamo che l’accusa regga a un giudizio e a un’eventuale condanna».
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