Stavano praticando un buco nella parete della loro cella che confina con l’esterno del penitenziario, utilizzando oggetti rudimentali. A mandare in fumo il piano di fuga è stato un agente della penitenziaria che ha sentito uno strano rumore di vuoto picchiando sulle inferriate durante un controllo. Protagonisti della vicenda, quattro detenuti all’interno del padiglione Mediterraneo del carcere di San Giuliano che sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Uno di loro, secondo alcune indiscrezioni era già al suo terzo tentativo di evasione.
«È il prezzo che sta pagando la polizia penitenziaria rispetto la spasmodica ricerca della politica e dell’amministrazione di attuare sistemi carcerari più confortevoli per i detenuti che hanno indebolito il sistema di sicurezza dei penitenziari – commenta il segretario generale della Uilpa penitenziari Gioacchino Veneziano – permettendo ai detenuti di bivaccare fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno, senza tener conto che le strutture carcerarie costruite negli anni 60 non consentono la vigilanza ed il controllo, poiché non c’è personale a sufficienza e manca la tecnologia adeguata; infatti presso il reparto dove si stava perpetrando il rocambolesco piano di fuga vi erano appena tre poliziotti penitenziari per controllare circa 200 detenuti tutti aperti». Il sindacato sottolinea di aver denunciato più volte «la precaria sicurezza di quel reparto ad attuare il regime aperto» e invoca la necessità di «rivedere i parametri di scelta dei detenuti da immettere a lavoro esterno ed interno, considerato che alcuni dei protagonisti del tentativo di fuga erano lavoranti, quindi avevano la possibilità di conoscere anche le strutture esterne e gli eventuali punti vulnerabili sui quali basare il piano di evasione».
Pronta la replica del direttore del carcere di San Giuliano, Renato Persico. «La carenza di personale è un fatto oggettivo. Quello che mi preme sottolineare è invece la bravura e la professionalità degli agenti in servizio che hanno scongiurato che il gesto di questi quattro soggetti potesse avere ulteriori conseguenze. Gesto che non è comunque legato alla libertà di cui godono alcuni detenuti. Per mettere a segno il loro piano di fuga infatti, stavano utilizzando degli oggetti reperibili dentro le celle nel tentativo di forare il muro».
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