Vito Galluffo, noto avvocato penalista trapanese, è il nome scelto da tutto il centrodestra trapanese, con l’eccezione della Lega che candida Bartolo Giglio. Galluffo è appoggiato da tre liste: Trapani Riparte, Forza Italia e Popolari e autonomisti. All’interno delle quali sono confluiti socialisti e rappresentanti di Diventerà Bellissima, il partito del presidente Nello Musumeci. Di estrazione socialista, il legale nel 2001 fu candidato alla camera dei deputati nella lista dell’Ulivo.
La città viene fuori dalla campagna elettorale dello scorso anno condizionata
dalle vicende giudiziarie e da un anno di commissariamento. Cosa serve a
Trapani per rialzarsi?
«Un’amministrazione coerente, capace ed in grado di confrontarsi con la città.
Trapani deve tornare a discutere senza alzare muri, senza farsi condizionare dai
sospetti, dagli scontri più o meno ufficiali. Deve dunque tornare a credere in se stessa.
Per farlo non ha bisogno di un altro uomo solo al comando. Ha invece bisogno di una
classe dirigente che possa programmare lo sviluppo per i prossimi 20
anni. Il Comune non può essere il posteggio per altre mire politiche. Trapani deve
essere liberata da tante ipocrisie e da false verità».
Tema aeroporto: con grande fatica si è raggiunto un accordo per il nuovo bando di co-marketing. Crede sia un modello su cui continuare a puntare? Se no, quali
alternative per Birgi?
«Su Birgi la mia amministrazione è pronta a fare quel che nessuno ha mai fatto.
Chiederemo di poter far parte del nuovo co-marketing prima possibile e di esserne il
Comune capofila. Con tutto il rispetto per il Comune di Marsala, riteniamo che sia un
ruolo ed una funzione che competono al capoluogo. Ma non ci fermeremo qui: siamo pronti a sostenere il Piano
Nazionale dei Trasporti di settore che punta alla privatizzazione degli scali siciliani
ed alla nascita di due Poli, quello occidentale con Palermo e Birgi e quello orientale
con Catania e Comiso. Il Comune di Trapani dovrà essere pronto ad entrare nel
pacchetto azionario, riservato al pubblico, il 20 per cento complessivo, per avere un ruolo da
protagonista nella gestione dello scalo e nella programmazione della sua attività. Non
ci limitiamo dunque soltanto al co-marketing. E siamo i soli a dire che non ci fa paura
una presenza concreta nella società di gestione. Lavoreremo al fianco della Regione,
azionista di maggioranza, che finora ha rispettato i patti ed ha fatto più di tanti che si
atteggiano a salvatori della patria senza averne alcun titolo».
Rifiuti, è stato assegnato il nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti. La convince?
Pensa ci siano margini per cambiare qualcosa vista la situazione in città?
«La raccolta differenziata è l’obiettivo da raggiungere. Quel che stiamo vedendo in
questi mesi è un’altra cosa. Differenziata significa città più pulita ed invece è
assolutamente sporca; rifiuto che da peso diventa risorsa e non
mi pare che le casse del Comune ne stiano beneficiando, anzi, la tassa aumenta.
Differenziata significa coinvolgimento dei cittadini, che invece sono abbandonati a se
stessi; svolta culturale, quindi informazione, confronto
costante e diretto con le scuole, dialogo con i trapanesi per renderli partecipi di un
progetto che non potrà che migliorare la loro qualità della vita. Il nuovo appalto sta
per diventare realtà. Siamo pronti a fare la nostra parte, ma anche a seguire passo
dopo passo l’attività della società che si è aggiudicata la gara. Lavoreremo anche per
dare un futuro diverso alla nostra Trapani Servizi, che sarà chiamata a cambiare
pelle».
Qual è la prima cosa che farebbe da sindaco?
«Una pulizia straordinaria della città, e non soltanto per i rifiuti abbandonati per
strada. La consideri una risposta anche con un significato metaforico».
Perché un noto penalista come lei ha deciso di prestarsi alla politica scendendo
in campo per queste amministrative?
«Perché ogni cittadino, quando il suo territorio rischia di colare a picco, deve sentire
la necessità, direi l’obbligo morale di dare il suo contributo. Non ho velleità
personali. Mi ritengo un uomo soddisfatto della vita, non sto qui a dire i traguardi
che ho raggiunto. Ma non potevo lasciare la mia Trapani in una condizione di
assoluta indigenza politica sociale, morale ed economica. Ecco perché ho accettato
l’invito, di tanti, a candidarmi a sindaco. Non mi sono autocandidato per
sopravvivenza politica. L’Alleanza delle Idee non è soltanto uno slogan elettorale, è un progetto
politico che va oltre questa competizione elettorale, è una sfida alla città che punta
sempre a delegare agli altri, alla città che non vuole crescere, al finto civismo di chi per brama di potere ha messo dentro tutto ed il suo
contrario, con evidenti contraddizioni che, comunque andrà il voto, esploderanno a
danno del nostro territorio. Il mio progetto è portatore di un civismo autentico, che
apre le porte alla buona politica e che non la camuffa per prendere in giro gli
elettori».
Tra i punti salienti del suo programma, una task force per i fondi europei, suolo
pubblico gratuito e rilancio del Consorzio universitario.
«Non ci si può limitare a constatare la progressiva riduzione dei fondi nazionali e
regionali per poi poter giustificare l’immobilismo amministrativo. È bene fare
chiarezza su questo punto: i soldi ci sono, sono quelli dell’Unione Europea che ha
tanti programmi operativi, con risorse importanti che vanno studiati. Ecco perché
serve un ufficio ad hoc che si occupi soltanto di questo. Il dato certo è che senza
progetti si fa soltanto propaganda quando si parla di Unione Europea. Un ufficio
efficiente, dinamico ed intraprendente sarà la svolta per questa città. Le attività
commerciali vanno sostenute e non colpite da tasse e contro-tasse. Nel mio progetto
amministrativo, non a caso, una istituzionalizzazione del confronto con le
associazioni di categoria. Il sistema del suolo pubblico gratuito è una prima misura
per dare coraggio e sostegno a chi investe ed è pronto a scommettere sulla sua, sulla
nostra città. L’Università deve essere il motore della nostra proposta di sviluppo. Va
infatti agganciata alle potenzialità di questo territorio, dovrà fornire una parte
importante e significativa della nostra e futura classe dirigente. Siamo una città
turistica? Indirizziamo i corsi di laurea su questo settore, sui servizi e sui Beni culturali. L’Università può fare tanto. Per noi con la cultura si mangia e si può
mangiare anche bene».
Da avvocato si è occupato più volte di vicende di mafia. Vista la sua conoscenza
di Cosa Nostra, secondo lei che fase attraversa la mafia a Trapani?
«La mafia è business. Ed in fase di crisi come quella attuale, diventa più aggressiva,
più pervasiva nei territori che controlla. Questo non significa che debba
necessariamente tornare a sparare, anzi, al contrario: sceglie invece di insinuarsi nel tessuto produttivo provando a condizionarlo e poi ad egemonizzarlo. La mafia è un
fenomeno sociale che va combattuto con la forza dello Stato e con la credibilità e
l’efficienza delle istituzioni. A Trapani, come a Bolzano. Ma la mafia è anche un
fattore culturale che va affrontato a viso aperto nella vita quotidiana,
con atti concreti, con la legalità delle azioni e del pensiero, con un’antimafia sociale
che non sia la brutta copia, per modi di fare e per corsa al potere, della mafia che
intende battere. Potrà sembrare banale, ma la mafia si batte essendo
tutti cittadini e quindi tutti consapevoli dei propri diritti ma soprattutto dei propri
doveri. La mafia si batte nelle scuole, nella formazione di generazioni libere da
pregiudizi e dalla logica che vince sempre il più forte. La mafia si batte con il
confronto, con la soluzione dei problemi. In sintesi, affermando che le istituzioni ci
sono e sono dalla parte del cittadino».
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