La rete internazionale dedita al traffico di migranti cambia volto, si evolve. I barconi non sono più l’unica fonte di sostentamento per i trafficanti di uomini, che da un po’ di tempo hanno elaborato nuovi tipi di immigrazione, come il business dei falsi ricongiungimenti familiari, più sicuri e per questo più costosi, si sono dedicati al commercio di droga e forse anche a quello di organi. È questo lo scenario che viene fuori dalle dichiarazioni di Nuredin Wehabrebi Atta, il primo pentito nella storia della tratta, che hanno portato stamattina all’arresto di 23 persone nell’ambito dell’operazione Glauco 3. I fermati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, nonché di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, tutti aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio criminoso.
«Le ordinanze emesse dalla Procura sono state 38 – spiega il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi – I soggetti, tutti, avevano una notevole mobilità sul territorio nazionale ed estero, per questo non è stato possibile rintracciarne 15». Tra i fermati c’è anche un cittadino italiano, Marco Pannelli, residente a Macerata. Sarebbe stato uno degli uomini deputati al trasporto dei migranti, che dalla Sicilia venivano smistati in tutta Italia o verso il Nord Europa. Per svolgere il compito che gli sarebbe stato assegnato, utilizzava mezzi propri, come furgoni. Scovata anche una base operativa a Palermo. Si tratta di un locale in cui i migranti si raggruppavano, una sorta di sala d’attesa prima di intraprendere il viaggio verso altre destinazioni. Ma il trasporto era destinato solo ai più fortunati. Secondo le dichiarazioni di Atta, infatti, chi non aveva i soldi per affrontare il viaggio in barca per l’Italia «veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d’organi egiziani». Dichiarazioni tuttavia difficili da confermare per gli investigatori «Si tratta di Indicazioni che il pentito dichiara di avere ricevuto – continua Lo Voi – ma sono attività che, se veramente esistite, si sarebbero svolte nel tratto tra l’Africa sub-sahariana e la Libia, per questo difficili da verificare, nonostante l’attendibilità dimostrata da Atta».
Quello dei falsi ricongiungimenti familiari, invece, era un mercato molto vantaggioso. «Un meccanismo semplice e allo stesso tempo articolato – come lo definisce il procuratore capo – messo in piedi sfruttando la legislazione italiana». Alcuni complici dell’organizzazione, residenti in Italia, avrebbero indicato altre persone come coniugi o congiunti, facendo domanda di ricongiungimento. «Un falso matrimonio costava tra i 10 mila e i 15 mila dollari. Questo accadeva in molte città italiane, specie ad Agrigento e a Palermo». Al momento di falsi matrimoni ne sono stati accertati 48. «Avevamo delle indicazioni su questi sistemi già in occasione di Glauco 1 conclude Lo Voi – adesso siamo riusciti ad avere la certezza grazie ad Atta».
E sempre grazie alle testimonianze dell’eritreo è stato possibile risalire a uno dei centri finanziari del network. Una profumeria di Roma dove, lo scorso 13 giugno, sono stati sequestrati 526 mila euro e 25 mila dollari in contanti, oltre che diverse somme di denaro in valuta straniera. Nello stesso luogo è stato anche ritrovato un libro mastro con nomi e contatti di cittadini stranieri su cui si sono estese le indagini della Procura. I soldi sarebbero i proventi frutto del traffico internazionale di migranti incassati grazie alle transazioni finanziarie tramite il sistema Hawala, molto usato dai trafficanti. Di lì a poco quelle somme sarebbero finite in Africa, nelle casse dell’organizzazione.
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