Furti per finanziare l’acquisto di droga. E’ uno dei retroscena dell’operazione antidroga ‘Aquarium’, condotta dai carabinieri tra Palermo e Termini Imerese e che ha portato all’esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e 12 ai domiciliari. Le indagini hanno così permesso di dare un volto agli autori dei raid ai danni di un negozio di prodotti per animali a Termini Imerese, preso di mira nel periodo compreso tra febbraio e aprile del 2013 ben 10 volte.
Un ruolo di primo piano nel gruppo era ricoperto da Salvatore Boscarino, dipendente dell’esercizio commerciale. Ricevuti gli ‘ordini’ della merce da rubare, insieme ai complici tornava nei locali del negozio in via Palmiro Togliatti, di cui aveva lasciato socchiusa la porta sul retro. Dopo aver razziato la merce, soprattutto mangimi per animali domestici e di allevamento, antiparassitari e attrezzi per la pesca subacquea, il gruppo abbandonava il negozio. Il valore della merce trafugata e rivenduta a clienti il più delle volte consapevoli della provenienza furtiva dei prodotti ammonta a circa 5mila euro. Soldi divisi in parti uguali dai complici ed utilizzati per acquistare la droga, soprattutto cocaina, a Palermo.
La droga, comprata perlopiù a Ballarò, finiva davanti ad alcuni noti pub e nelle discoteche palermitane: dal Jackass di via Sammartino al Rosso di piazza Lolli, dal bar Luxury di viale Regione siciliana alla discoteca Sea club di Terrasini, ma anche davanti alla sede della rosticceria Ganci di via Malaspina. Tra gli arrestati anche Mario Cangialosi, insospettabile impiegato di una finanziaria. Impiegato di giorno e pusher di notte, nascondeva la droga tra le pratiche del suo ufficio.
Insieme a lui operavano un disoccupato e incensurato, Giuseppe Virzì, per il quale sono stati accertati numerosi episodi di cessione di droga, e Antonella Vitale, impiegata di una copisteria di Bagheria. Gli stupefacenti arrivavano da Ballarò, dove risiedevano i grossisti. Ad occuparsi del traffico erano Salvatore Agusta, con precedenti per droga e rapina, suo figlio Giuseppe e Paolo Genovese. Scovato anche il prezziario della cocaina, acquistata a 60 euro al grammo e rivenduta a 90-100 euro al dettaglio.
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