Nella Palermo del cemento c’è chi sogna il verde e le ville Dialogo tra l’assessore-botanico e i coscienziosi cittadini

Nella città dei palazzi che si susseguono uno dietro l’altro, dove il cemento, dagli anni ’50 del secolo passato in poi, ha divorato giardini di agrumi e ville Liberty, tanti cittadini che operano nel nome di una Palermo più verde e più pulita, da quattro mesi, incontrano regolarmente l’assessore comunale all’Ambiente, Francesco Maria Raimondo.   

«E’ un dialogo franco e chiaro – raccontano questi cittadini – dove da un lato si manifestano i desideri, le speranze, le grida indignate (ma non rassegnate) di migliaia di palermitani che vorrebbero la loro città più verde e pulita, dall’altro la sua disponibilità, le sue aperture, accompagnate però da elenchi di difficoltà che sembrano montagne e da tempi che si dilatano fino a smarrire il traguardo che sembrava oramai prossimo».

Francesco Maria Raimondo, nella vita, insegna Botanica all’Università di Palermo. Ed è il direttore dell’Orto botanico della città. Nel suo campo, è un’autorità internazionale. E’ nato e cresciuto in mezzo al verde di Castelbuono, il bellissimo paese arroccato sulle Madonie. Lì, tra gli alberi e le mille altre piante che si distendono a perdita d’occhio in questa catena montuosa che ormai è un Parco regionale, ha maturato la sua grande passione per la natura e, in particolare, per il mondo vegetale. 

Leoluca Orlando, il Sindaco di Palermo – anche lui docente universitario, ma di materie giuridiche – l’ha voluto alla guida del verde della città. Non sarà stato facile staccare il professore Raimondo dall’Orto botanico e da Castelbuono. Da quando è assessore comunale, il professore Raimondo sta facendo del proprio meglio. Va detto a suo merito che certe aree verdi della città, abbandonate da decenni, sono state ripulite. Ma c’è ancora tanto da fare, come gli fanno notare i cittadini che sognano una Palermo più verde e più pulita. 

«Nei nostri incontri – raccontano sempre questi cittadini – abbiamo ostinatamente volato basso, poche richieste e tutte a costo zero per l’Amministrazione: elenco dei giardini della città, modifica del piano di manutenzione (dal modello a squadroni all’assegnazione a ogni sito di addetti e responsabili), varo del regolamento e bandi per l’affido degli spazi verdi, ripristino delle aree giochi per bambini».

«La sola cosa fatta – dicono sempre i protagonisti di questa associazione di palermitani di buona volontà – è la più semplice: l’elenco dei giardini di Palermo. Ci sono voluti tre mesi, ma alla fine l’elenco è arrivato. Sono poi giunti alcuni affidi di spazi verdi, timidi, impacciati, ma soprattutto non preceduti da un elenco e da un agile bando che ne generalizzasse conoscenze e possibilità di accesso. Pensi, assessore, che a Roma ben cento ettari sono stati affidati a costo zero ad associazioni e cittadini».

«Ma la vera, piccola rivoluzione – osservano ancora i cittadini – quella che non costa nulla e può dare nuova vita e decoro ai giardini della città non è arrivata. Lei ha espresso più volte negli incontri pubblici la volontà di modificare questo andazzo. Lei stesso recandosi in una villetta e verificandone il degrado non è stato in grado di risalire ai responsabili».

Qui arriviamo al punto che, da decenni, è oggetto di discussione tra gli abitanti di Palermo: la responsabilità del degrado del poco verde cittadino. 

Prima tesi. C’è chi sostiene che l’Amministrazione comunale può fare poco o nulla, perché i palermitani, per natura, non sembrerebbero molto innamorati della pulizia. I fautori di questa tesi citano, come punto di forza, il Parco cittadino della Favorita – una sorta di Central Parck mancato di Palermo – il giorno dopo il Lunedì dell’Angelo (leggere Pasquetta) e il 2 maggio. 

Sono i giorni in cui, tradizionalmente, la Favorita diventa il paesaggio dopo la battaglia. Perché i panormiti il lunedì di Pasquetta e l’1 maggio non rinunciano alla scampagnata nel Parco cittadino con teglie di pasta al forno e carne da arrostire alla brace. Negli ultimi anni, rispetto al passato, la situazione è molto migliorata. Ma la sporcizia, nei giorni successivi al Lunedì di Pasqua e all’1 maggio, c’è ancora. E si vede. 

Lo stesso discorso vale per la spiaggia più o meno libera di Mondello. I militanti del Movimento 5 Stelle, ad inizio della scorsa estate, hanno condotto una battaglia per liberare la spiaggia dei palermitani per antonomasia dalle cabine della società italo-belga. Non ci sono riusciti. E sono stati tanti i cittadini a far notare – con tante foto su facebook – che i palermitani, forse, non meritano la spiaggia libera di Mondello. Perché il tratto di questa spiaggia liberamente aperta al pubblico alle diciotto del pomeriggio di ogni giorno d’estate è un immondezzaio: perché tanti palermitani, quando si recano nella già citata spiaggia libera di Mondello, non possono fare a meno di lasciare cartacce, bottiglie e bicchieri di carta e tante, tantissime cicche di sigarette. 

Seconda tesi. E’ vero, i palermitani sporcano. Né più né meno di quanto sporcano i cittadini di altre città del mondo. Con la differenza che in altre città del mondo, dopo un paio di ore, è tutto pulito, mentre a Palermo l’immondizia, spesso, ristagna per giorni e giorni (e qualche volta per settimane). 

Non sappiamo quale delle due tesi storiche, che si contrappongono da decenni, sia quella giusta. Ma sappiamo – perché lo viviamo ogni giorno – che i pochi spazi verdi della città, spesso, sono mal curati. Da qui le proteste di questo gruppo di cittadini. E i loro continui appello all’assessore Raimondo.   

«Caro assessore – scrivono sempre – non ascolti chi le dice che rivedere il piano di manutenzione non è possibile. Non ascolti chi sostiene che il modello degli squadroni funziona, si guardi in giro: tranne poche oasi, è una sequela di abbandoni e trascuratezze Quando chi la collabora sciorina cifre e invoca il poco personale, risponda che Parigi ha 1,5 addetti per ettaro e Palermo ha 4 addetti per ettaro. Lei conosce bene quanto è esteso il verde della città (non possiamo includere la Favorita dove appena una volta all’anno si sfalcia il bordo-strada). Quello potenzialmente fruibile è solo una briciola: 138 ettari. Per questa manciata di estensione verde ci sono forze sufficienti, eppure non si riesce a farli lavorare».

Qui si tocca un altro dei punti deboli del Comune di Palermo, che ha tanti dipendenti (poco più di 9 mila, nel complesso) non sempre utilizzati al meglio.

«Il tempo scorre inesorabile, ma solo a favore di chi non vuole cambiare nulla – scrivono sempre i cittadini -. I suoi innumerevoli predecessori sono stati divorati da una macchina sorda e cieca a ogni civica sollecitazione. Lei rischia di fare la stessa fine. Noi vogliamo invece che lei divenga il primo assessore che è riuscito a restituire ad alberature, aiuole e giardini di Palermo quel decoro che da troppi anni aspettiamo».

«Il tempo stringe – concludono i cittadini di una Palermo più verde e più pulita – operare non è difficile: distribuisca le risorse umane secondo coefficienti parigini e vedrà che ne avanzerà qualcuno. Ma in fretta, perché la primavera è vicina. La natura che l’inverno prossimo consegna alla quiete e al riposo, si sveglierà impetuosa. Non sia impreparato a fronteggiarla. Siamo al suo fianco per raggiungere un obiettivo utile e rivoluzionario».

Ieri abbiamo cercato l’assessore Raimondo. Ma non siamo stati fortunati. Alla fine, meglio così. Al telefono ne avremmo ricavato un paio di battute. Più interessante potrebbe essere una bella chiacchierata con questo botanico di fama interazionale prestato al verde di Palermo.  

Giulio Ambrosetti

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